A.C.A.T. Villafranca "Castel Scaligero"

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Archivio Categoria: Articoli di vario interesse

Alcol e droga in discoteca: è davvero colpa delle famiglie?

Alcol e droga in discoteca: è davvero colpa delle famiglie?

 

(Articolo di Nadia Francalacci tratto dal sito http://www.panorama.it/news/cronaca/alcol-e-droga-discoteca-colpa-famiglie/ del 12 agosto 2015)

 

Dopo il sindaco di Gallipoli, arriva la denuncia del presidente dell’associazione nazionale locali da ballo: “Gli adolescenti sono abbandonati”.

 

“Colpa delle famiglie. Se le famiglie esercitassero un po’ più di controllo sui figli non morirebbe un 18enne la settimana in disco. Se non sai educare non procreare”.

Questo il post, scritto su Twitter da Francesco Errico, sindaco di Gallipoli, dopo la morte in una discoteca di Santa Cesarea (Lecce) di Lorenzo Toma, sta facendo discutere. Secondo il primo cittadino pugliese dietro le tragedie in discoteca, l’assunzione di droghe e alcol da parte dei giovani c’è la mancanza di valori e soprattutto della presenza delle famiglie.

Lorenzo Toma, è morto dopo una serata trascorsa in discoteca. Secondo i primi risultati dell’autopsia, avrebbe avuto una malformazione cardiaca, che probabilmente ne ha provocato la morte improvvisa. Ma pochi giorni fa, il 19 luglio, il 16enne di Città di Castello Lamberto Lucaccioni è stato ucciso da un’overdose di ecstasy nella discoteca Cocoricò di Rimini.

Maurizio Pasca, Presidente nazionale dell’associazione italiana locali da ballo (Silb), parliamo del post del sindaco di Gallipoli. Lei è d’accordo?

Sono spesso in contrapposizione con quello che dice il sindaco di Gallipoli, ma questa volta non riesco a dargli completamente torto. Diciamo che l’espressione è molto forte e il concetto è estremizzato ma effettivamente c’è della verità.

Si spieghi meglio…

Vorrei iniziare con una domanda: come è possibile che alle 6 o 7 del mattino quando i gestori hanno chiuso il locale trovino seduti fuori adolescenti di 14, 15 e16 anni ad aspettare i propri genitori? Dove sono i genitori di questi ragazzini? La risposta è: a divertirsi. Allora c’è effettivamente da chiedersi come sia possibile che dei genitori non abbiano la preoccupazione di dove si trovino i propri figli. Ma soprattutto come possano permettere che dei ragazzini, che sono poco più che bambini, rimangano in giro fino al mattino. Credo che Errico, il sindaco di Gallipoli, sotto questo profilo abbia ragione. Manca un controllo, manca un’assunzione di responsabilità da parte dei genitori. I genitori di questi ragazzi, che siano sposati o separati, non esercitano nessuna forma di controllo sui propri ragazzi.

È solo una questione di controllo?

Mancano dei valori e dei punti di riferimento. Però, non bisogna generalizzare perché sarebbe sbagliato. Esistono famiglie di genitori separati che riescono comunque a dare ai propri figli regole ferree e valori importanti che i giovani seguono. E questi ragazzi, che frequentano le discoteche, difficilmente si avvicinano a droghe o si ubriacano. Spesso chi usa sostanze stupefacenti o alcol sono giovani che non hanno un dialogo o un legame serio e costruttivo con i propri genitori.

Presidente, lei sostiene che la discoteca ha cambiato volto negli ultimi anni ed è diventata un palcoscenico. Che cosa intende?

Non è più un luogo di aggregazione. La discoteca, il locale da ballo frequentato dai giovani adolescenti, è diventato un palcoscenico dove esibirsi. E basta. I ragazzi usano i social per conoscersi e spesso entrano nei nostri locali in gruppi, in vere e proprie tribù. Non ci sono più ragazzi che, vestiti in modo elegante, decidono di trascorrere una serata di discoteca per conoscere una ragazza o un ragazzo. I giovani di oggi entrano con un abbigliamento molto discutibile, magari in canottiera che spesso si tolgono per rimanere nudi e mostrare il proprio corpo. Anche in questo il locale da ballo è molto cambiato e questo cambiamento è sicuramente lo specchio di un disagio che queste generazioni stanno vivendo. Ma la cosa ancora più grave è che questo disagio molto spesso è generato proprio dalla carenza o addirittura assenza del rapporto familiare.

 

 

È lo sballo il nemico da battere

È lo sballo il nemico da battere

 

(Articolo di Gianfranco Bettin tratto dal sito http://iltirreno.gelocal.it/italia-mondo/2015/08/11/news/e-lo-sballo-il-nemico-da-battere-1.11918796 del 11 agosto 2015)

 

Illudersi di riprendere il controllo di questa dinamica chiudendo quei luoghi o facendo la faccia feroce dopo una tragedia, significa non capire cosa accade davvero.

Non sono le discoteche – come il Cocoricò o il Guendalin, dove nei giorni scorsi sono morti due ragazzi- ad essere oggi fuori controllo: è gran parte della nostra società ad aver perso la capacità di tenere a bada usi e abusi, da parte di troppi giovani e non solo, di sostanze lecite o illecite. La “cultura dello sballo” non appartiene a una nicchia, a una generazione o a parte di essa, o a certi luoghi, come appunto le discoteche. È parte influente di uno stile di vita diffuso, trasversale, sia socialmente che culturalmente.

Illudersi di riprendere il controllo di questa dinamica chiudendo quei luoghi o facendo la faccia feroce dopo una tragedia, significa non capire cosa accade davvero. O far finta di non capire per far finta di agire, per dar qualcosa in pasto a una pubblica opinione naturalmente colpita, sconvolta, di fronte al ripetersi di simili drammi. L’overdose, l’abuso di sostanze (alcol compreso, non manca mai), è la prima causa di morte, diretta o indiretta, tra gli adolescenti italiani. Ovvio che induca preoccupazione, angoscia, specie nell’imminenza dei singoli fatti, in particolare nel contesto in cui si producono. Così, le autorità provano a far qualcosa. Magari straparlando, come il sindaco di Gallipoli l’altro giorno, il quale, però, nel suo modo rozzo («Se non sanno educare, le famiglie non procreino»), ha detto un pezzo di verità.

Il limite, oltre che nel modo, consiste nel non capire che oggi nessuna famiglia ha da sola la possibilità di “educare”, pur avendo ovviamente un grande ruolo nella formazione dei propri figli. Stimoli e influssi educativi e diseducativi arrivano ai più giovani da ogni parte, oggi. Il mercato delle droghe e degli alcolici, uno dei più potenti al mondo, forse il più potente in assoluto, possiede innumerevoli “mani invisibili” per condurre a sé i clienti a cui mira e che conquista con messaggi culturali, esistenziali, esperienziali, ai quali nessun diktat bigottamente proibizionista, nessuna predica alla Giovanardi, potrà mai opporre vera resistenza. Anzi, come la storia insegna, il mero proibizionismo aumenta il valore e il fascino della merce vietata.

Reagire a queste tragedie significa dunque ripensare globalmente le strategie educative, mirando alla promozione di una piena autonomia di giudizio da parte dei più giovani di fronte a tutte le sostanze potenzialmente pericolose, comprese quelle legali (come alcol, tabacco, farmaci). Significa, come in certe realtà si è fatto, andare (con operatori e servizi) nei luoghi frequentati dai giovani, nelle discoteche, e aprirli, non chiuderli ottusamente, a presenze educative disincantate, capaci di dialogare con l’esperienza reale dei giovani, metterli sull’avviso, “accompagnarli” a volte nella traversata delle loro notti euforiche e inquiete, notti sempre di ricerca, di evoluzione. Certo, significa anche combattere il narcotraffico, le grandi organizzazioni come lo spaccio di strada, ripulire per quanto possibile i ritrovi di massa, pretendere correttezza e trasparenza nella gestione dei locali, e magari riformare le leggi in materia in senso più pragmatico e meno ideologico delle attuali fallimentari e inique normative.

Ma significa, più radicalmente, ripensare al vuoto educativo in cui da almeno vent’anni si lasciano crescere le nuove generazioni e alla solitudine e alla povertà di risorse che gravano su chi, a scuola, in famiglia, nella società, coltiva comunque la vocazione e il dovere di non lasciarle allo sbando, dentro una scuola o una discoteca – e di fronte al proprio futuro.

“In case of fun”, gli agenti speciali contro lo sballo dell’Ulss12

“In case of fun”, gli agenti speciali contro lo sballo dell’Ulss12

 

(Articolo tratto dal sito http://www.veneziatoday.it/cronaca/in-case-of-fun-gli-agenti-speciali-contro-lo-sballo-dell-ulss12.html del 03 agosto 2015)

 

Gli operatori, in collaborazione con la coop ITACA, dal 2014 d’estate si muovono sul litorale per informare e prevenire comportamenti scorretti.

Intervengono “in caso di divertimento”: sono gli operatori di “In case of fun”, il progetto dell’Ulss 12 in collaborazione con la Cooperativa ITACA che incontra i giovani nelle lunghe serate della stagione balneare. “Li incontriamo fuori dai locali – spiega il dottor Alessandro Pani, responsabile del Servizio per le dipendenze – per tenere aperto un canale di dialogo, che possa prevenire il divertimento fatto di trasgressione e possa promuovere invece un divertimento sano”.

D’estate aumenta l’uso “una tantum” di stupefacenti. Nel periodo estivo si moltiplicano le occasioni di festa organizzate per il target giovane: “Divertimento e musica – commenta il dottor Pani – non significano automaticamente ‘sballo’ e uso di sostanza stupefacenti. Ma locali e feste oceaniche sono occasioni ghiotte per chi spaccia, da una parte, e nel contempo sono situazioni in cui le difese dei giovani possono abbassarsi”. E ancora: “Locali e grandi feste – continua il dottor Pani – sono quindi il contesto ideale per quei giovani che assumono sostanze senza essere dipendenti, ma con l’intenzione di ‘sballare’ in quella particolare occasione. Questo ricorso ‘una tantum’ agli stupefacenti può sembrare meno pericoloso della dipendenza, ma in realtà presenta risvolti gravi per due motivi: in primo luogo perché le sostanze sono assunte in un mix con altre, molto spesso associate all’alcool; in secondo luogo perché di questi mix è difficile controllare e prevedere l’effetto, che può essere quindi pericolosissimo”.

In mezzo ai giovani anche sulle spiagge. Contro queste nuove e pericolose abitudini “estive” e contro la diffusione delle “nuove droghe” – ecstasy e ketamina in particolare – troppo spesso assunte senza alcuna consapevolezza quanto agli effetti devastanti, si muovono progetti come “In case of fun”. Al Cavallino l’Ulss 12 è in campo dal 2014 in via sperimentale, e quest’anno in modo continuativo. Gli operatori di “In case of fun” hanno cominciato con una mappatura dei luoghi del divertimento; si prosegue per tutta la stagione incontrando i giovani nei principali luoghi di aggregazione e del divertimento notturno, instaurando una relazione di dialogo e di confronto, fornendo loro informazioni relative all’abuso di alcol e di sostanze psicotrope. Si lavora quindi in mezzo ai giovani per prevenire i comportamenti a rischio legati all’uso di sostanze. Allo stesso tempo gli operatori diventano un’antenna rispetto ad altri comportamenti “derivati” e pericolosi, come guidare dopo una festa in stato di ebbrezza, sotto l’effetto di droga, o quando si è troppo stanchi dopo una notte passata a divertirsi.

A margine, “In case of fun” mira a coinvolgere in questa lotta allo sballo pericoloso anche gli adulti, incontrando e coinvolgento quelle persone che rivestono un ruolo o interagiscono con i ragazzi nelle notti di divertimento, dalle forze dell’ordine ai gestori dei locali, dai baristi agli autisti dei mezzi pubblici, per costruire una rete adulta di protezione.

Più di 1200 le persone monitorate nel 2014; più di 600 i giovani con cui gli operatori hanno costruito un dialogo; più di 200 i test effettuati con il consenso dei ragazzi, la metà dei quali con esito positivo, su cui i soggetti monitorati hanno poi potuto confrontarsi con gli operatori.

Dal SerD a Venezia e a Mestre un aiuto ai genitori. Porte aperte al Servizio per le dipendenze, infine per i genitori preoccupati: “Senza voler suscitare apprensioni non giustificate – conclude il dottor Pani – siano pronti a incontrare coloro che abbiano il dubbio o il sospetto che il loro ragazzo possa avere difficoltà legate all’uso, anche saltuario, di stupefacenti. Sonnolenza e disattenzioni non giustificate, isolamento, sbalzi di umore, repentino cambio di amicizie sono alcuni dei sintomi di un possibile problema: chi nota questi atteggiamenti nei propri ragazzi sa che trova ai SerD di Venezia (041.5295868) e di Mestre (041.2608229) la piena disponibilità di personale dedicato e qualificato”.

Droga, i giovani la vogliono sintetica: parola d’ordine ‘sballo’

Droga, i giovani la vogliono sintetica: parola d’ordine ‘sballo’

(Articolo di Dire Giovani – Italia chiama Italia tratto dal sito http://www.italiachiamaitalia.it/articoli/detalles/28473/Droga%20OiOgiovaniOlaOvoglionoOsintetica%20OparolaOdEordineO%20sballoE.html del 22 luglio 2015)

 

Se le vecchie droghe sono comunque dure a morire, ciò che sembra far presa soprattutto sui più giovani è il ‘sintetico’. Sostanze facilmente reperibili nei locali notturni e con costi relativamente bassi, su cui e’ difficile intervenire. Ecco perché.

Cannabis, cocaina e eroina? Anche ma non solo. La morte del ragazzo di 16 anni in una discoteca di Riccione ha acceso ancora una volta i riflettori sul consumo di sostanze stupefacenti da parte dei minori aprendo scenari inediti e inquietanti. Se infatti le vecchie droghe sono comunque dure a morire – soprattutto la cocaina, sempre la più amata dagli italiani di ogni età e classe sociale, meno l’eroina che sta riemergendo comunque dal dimenticatoio in cui era stata relegata nei primi anni 2000, mentre per quel che riguarda la cannabis si parla di legalizzazione – ciò che sembra far presa soprattutto sui più giovani è il ‘sintetico’.

Parola d’ordine dei ragazzi che vanno in discoteca è ‘sballo’, non importa come, non importa grazie a chi o cosa. Ecstasy, Mdma, Ghb (detta anche ‘droga dello stupro’) e ogni tipo di pasticche spesso ingerite anche inconsapevolmente, tra fiumi di alcol. Sostanze facilmente reperibili nei locali notturni e con costi relativamente bassi, su cui e’ difficile intervenire anche – nonostante le campagne di prevenzione di Governo e enti locali, dentro e fuori le scuole – dal momento che non sempre la causa della loro assunzione e’ il disagio sociale, le difficolta’ economiche o i problemi a scuola o in famiglia.

Secondo alcuni studi infatti, la causa del fenomeno e’ da ricercarsi nella pura e semplice ricerca dello sballo, del divertimento piu’ sfrenato o dell’emozione estrema che l’alcol da solo non e’ piu’ in grado di garantire. Ma soprattutto, nella paura comune tra molti adolescenti, di essere esclusi o di esser considerati ‘sfigati’ dal resto del gruppo.

Figlie del disagio sociale sono invece quelle sostanze low cost e ‘home made’, tipiche dell’Europa dell’est che tuttavia ancora non si sono affacciate nel nostro Paese. Tra tutte il cosiddetto Krokodil. Mix letale di sostanze (codeina, detersivi, olio, benzina e iodio) facilmente reperibili che provoca la formazione di grosse piaghe e squame sulla pelle (da cui il nome di “coccodrillo”) e lo scioglimento delle ossa. Nei casi piu’ gravi bisogna amputare gli arti colpiti, mentre l’aspettativa di vita per i tossicodipendenti e’ bassissima: da 1 a 3 anni.

Disidratati al volante, gli errori sono gli stessi di chi è ubriaco

Disidratati al volante, gli errori sono gli stessi di chi è ubriaco

 

(Articolo tratto dal sito http://www.healthdesk.it/benessere/disidratati_al_volante_gli_errori_sono_gli_stessi_di_chi_ubriaco/1436780705 del 13 luglio 2015)

 

Uno studio britannico ha dimostrato come un’idratazione insufficiente può portare chi è alla guida a commettere lo stesso numero di errori di chi guida sotto effetto di alcol o droghe. Ecco i consigli degli esperti per una corretta idratazione.

Non c’è solo l’alcol tra i rischi per chi si mette al volante. Secondo un recente studio condotto nel Regno Unito, infatti, anche un’idratazione insufficiente gioca brutti scherzi alla guida, al pari di un’umbriacatura: gli automobilisti che guidano senza essere adeguatamente idratati commettono lo stesso numero di errori di chi guida in stato di ebbrezza. Colpa di una ridotta capacità di reazione e prontezza di riflessi nel rispondere a un evento imprevisto.

La ricerca è stata svolta dagli esperti della Loughborough University, in collaborazione con lo European hydration institute (Ehi) e richiama l’attenzione su un rischio legato alla sicurezza stradale finora poco conosciuto, che si acuisce nei mesi più caldi dell’anno, con l’aumento del traffico durante il periodo delle vacanze. Usando un simulatore, lo studio è giunto alla conclusione che un’idratazione insufficiente induce chi è alla guida a commettere il doppio degli errori rispetto a chi è adeguatamente idratato: un numero analogo a quello atteso quando chi si mette al volante è sotto l’effetto di droghe o alcol.

Gli errori più comuni, lo sbandamento sulla corsia opposta, frenate tardive e passaggio o attraversamento delle bande sonore o delle linee che suddividono le corsie di marcia. Per questo è importante mantenere un adeguato livello di idratazione durante i tragitti più lunghi, dicono gli esperti Ehi, e fermarsi ogni due ore per bere l’equivalente di un bicchiere di acqua o liquidi analoghi.

Cosa si rischia

Con un lieve grado di disidratazione, pari a una perdita di circa l’1-2% di peso corporeo, le prestazioni fisiche e cognitive possono ridursi, e possono persino insorgere problemi nella termoregolazione e nelle funzioni cardiovascolari. Con un deficit di fluidi del 4%, sono state osservate diminuzioni delle prestazioni ancor più gravi, accompagnate da perdita di concentrazione, mal di testa, irritabilità e sonnolenza. «E con l’aumento della disidratazione i sintomi si aggravano», avverte l’esperto.

In estate, le temperature elevate e gli alti tassi di umidità agiscono sui livelli di perdita d’acqua. Guidare all’interno di un abitacolo caldo può causare sudorazione, con conseguente ingente perdita d’acqua ed elettroliti. Contrariamente a ciò che si pensa comunemente, anche l’aria condizionata contribuisce alla perdita di liquidi. Quando le temperature aumentano, quindi, bisogna assumere liquidi, anche quando si accende l’aria condizionata.

Le raccomandazioni degli esperti

– Assumere un’adeguata quantità di liquidi

– Accompagnare l’assunzione di acqua a quella di altre bevande, quali succhi, latte, bevande analcoliche, tè e caffè, in quanto contengono tutte oltre l’85% d’acqua e sono pertanto importanti fonti di idratazione

– Se ci si sente stanchi, scegliere bevande contenenti caffeina, come caffè o bevande a base di cola, tenendo sempre sotto controllo l’apporto calorico

– Fare una sosta ogni due ore, reintegrando i liquidi persi, in particolare quando ci si sente assetati, senza tuttavia aspettare di esserlo per bere

– Controllare il colore dell’urina: se di colore giallo chiaro, il corpo è correttamente idratato, se è più scura potrebbe già essere in atto una lieve disidratazione

 

 

Fumo, alcol e droghe. I pericoli per gli adolescenti non vanno in vacanza

Fumo, alcol e droghe. I pericoli per gli adolescenti non vanno in vacanza

 

(Articolo tratto dal sito http://www.healthdesk.it/cronache/fumo_alcol_e_droghe_i_pericoli_per_gli_adolescenti_non_vanno_in_vacanza/1436353200 deò 08 luglio 2015)

 

Il vademecum di WAidid per i genitori di figli adolescenti sui pericoli più comuni nei quali possono imbattersi i ragazzi e qualche consiglio per affrontarli anche durante le vacanze estive.

 

Fumo, alcol, droga, dipendenza da nuove tecnologie, malattie sessualmente trasmesse. Sono questi i problemi con cui si trovano a fare i conti i giovani di oggi e di conseguenza le loro famiglie, spesso poco preparate ad affrontare l’adolescenza e i grossi cambiamenti che essa genera nei propri figli.

«Oggi i genitori degli adolescenti hanno un compito ben più arduo rispetto a trent’anni fa: c’è più libertà, i pericoli sono moltiplicati ma il controllo deve essere costante senza essere invadenti», sottolinea Susanna Esposito, presidente Waidid-Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici, che in questi giorni ha preso parte a Losanna alla riunione del Gruppo di Studio dell’European respiratory society (Ers) per la stesura delle prime Linee Guida europee sull’utilizzo della sigaretta elettronica in età adolescenziale e adulta.

Secondo un’indagine Doxa del 2014, il 13,2% dei ragazzi fuma la prima sigaretta prima dei 15 anni e la percentuale sale al 44% in quelli tra i 15 e i 17 anni. Nel 2014 la sigaretta elettronica risultava apprezzata anche dai ragazzi tra i 15 e i 24 anni nel 14% dei casi. In generale, però, il suo uso è più che dimezzato rispetto al 2013 e i suoi utilizzatori sono passati dal 4,2% all’1,6%.

«Le linee guida Ers sono solo all’inizio del loro percorso ma abbiamo discusso dei possibili effetti nocivi derivanti dall’uso delle sigarette elettroniche anche a seguito dell’esposizione al fumo passivo, delle diversità tra una marca e l’altra e della necessità di ulteriori studi non sponsorizzati dalle industrie produttrici sui loro effetti a distanza», spiega l’esperta, che ha stilato un vademecum sui pericoli più comuni, oltre al fumo, nei quali possono imbattersi i ragazzi e qualche consiglio per affrontare l’estate.

Mai alcolici prima dei 16 anni

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) consiglia la totale astensione dall’alcol per gli adolescenti fino a 16 anni: dai 16 anni in poi si può iniziare al massimo con un bicchiere di vino al giorno fino ad arrivare a due in età adulta.

Sulla base di evidenze scientifiche, infatti, chi inizia a bere prima dei 16 anni ha un rischio quattro volte maggiore di sviluppare alcoldipendenza in età adulta rispetto a chi inizia non prima dei 21 anni.

Il consumo di alcol prima dei 16 anni, inoltre, è ritenuto molto pericoloso per gli effetti negativi che può causare dal punto di vista neurologico sul sistema nervoso centrale: comportamenti alterati e quindi sbalzi d’umore, perdita di controllo e aggressività, ma anche sull’apparato gastroenterologico, con danni gravi sul fegato e pancreas (steatosi epatica, cirrosi e pancreatite) e, ancora, ipertensione e cardiopatie.

Attenzione poi al fenomeno molto diffuso del “binge drinking” e agli energy drink che uniti alle bevande alcoliche diventano dei cocktail micidiali con effetti collaterali di rilievo in presenza di malattie croniche (nei soggetti cardiopatici, per esempio, possono provocare aritmie anche rilevanti). WAidid consiglia fortemente un dialogo costruttivo con i propri figli fin da piccoli sull’uso e abuso di alcol e sui pericoli per la loro salute.

Droga e sostanze stupefacenti, da evitare anche quelle leggere

Oltre a dare dipendenza, le droghe compromettono il funzionamento del sistema nervoso centrale e le sostanze assunte regolarmente possono provocare alterazioni anatomiche della massa cerebrale. E non solo. Possono causare patologie polmonari croniche e, a livello neurologico e psicofisico, possono determinare sbalzi di umore, alterazioni nei legami familiari e affettivi, un peggioramento scolastico e una riduzione della concentrazione.

Anche riguardo l’utilizzo abituale di cannabis, studi scientifici recenti hanno evidenziato come aumenti del 24% il rischio che insorgano patologie psichiatriche gravi come la schizofrenia e il disturbo bipolare.

Smartphone e videogiochi sì, ma non più di due ore al giorno

In estate, il tempo delle vacanze dovrebbe essere dedicato a stare all’aria aperta e, escludendo le ore centrali della giornata, spesso calde e afose, bisognerebbe approfittare per fare sport e giochi nei parchi o in spiaggia. Molti adolescenti, invece, trascorrono gran parte del tempo sui videogiochi o abusano nell’utilizzo dello smartphone, che sempre più spesso ormai ricevono in regalo già a partire dai 10-11 anni.

Per questo si raccomanda di non non farli stare più di 2 ore al giorno sui videogiochi e di fare attenzione anche a come utilizzano internet: a volte anche per gli adolescenti può essere utile l’attivazione del Parental Control per evitare l’esposizione dei bambini/ragazzi a contenuti considerati pericolosi e violenti.

La prevenzione contro le malattie sessualmente trasmesse

Ogni anno un adolescente su 20 contrae una malattia sessualmente trasmessa (dati Oms), la più temibile delle quali è certamente l’Hiv. Altre molto comuni sono la Candida e il Trichomonas responsabili di infezioni dell’ultimo tratto delle vie genitali (vulviti, vaginiti nella donna; balaniti, uretriti nell’uomo) e che il più delle volte guariscono con una terapia mirata.

Invece, altre infezioni come la Chlamydia e la Gonorrea, se non diagnosticate tempestivamente e non curate in modo adeguato, possono interessare anche gli organi genitali interni: utero, ovaie, tube nelle donne; testicoli e prostata nell’uomo. Nella donna la malattia infiammatoria pelvica (Pid) rappresenta l’evenienza più grave e ne possono conseguire infertilità, aumentato rischio di gravidanze tubariche e dolore pelvico cronico. Altri virus come l’herpes genitale o il Papillomavirus hanno la tendenza a rimanere all’interno dell’organismo e vengono ritenuti responsabili dell’insorgenza di forme pre-tumorali del collo dell’utero.

Fondamentale, quindi, è la prevenzione, che si attua attraverso il rispetto di alcune norme igieniche e comportamentali: proteggersi utilizzando il preservativo e informare il partner di una eventuale malattia, e a sua volta informarsi sulle malattie di cui soffre.

Bulli, giocatori e ludopatici, l’identikit degli studenti italiani

Bulli, giocatori e ludopatici, l’identikit degli studenti italiani

 

(Articolo tratto dal sito http://www.healthdesk.it/cronache/bulli_giocatori_e_ludopatici_lidentikit_degli_studenti_italiani/1434013200 del 11 giugno 2015)

 

I dati 2014 del Sistema di sorveglianza Hbsc Italia, presentati dal Ministero della Salute, evidenziano un aumento del bullismo, del gioco d’azzardo, del fumo e della dipendenza da pc e tablet. Migliorano le abitudini alimentari.

 

Che l’adolescenza e la pre-adolescenza siano delle fasi delicate e a rischio lo si sapeva già. Ma a leggere alcuni dei dati che emergono dalla studio internazionale “Health behaviour in school-aged children” (Hbsc – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare) promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per studiare ogni quattro anni gli stili di vita degli studenti di 11, 13 e 15 anni, non c’è proprio da stare tranquilli.

La rilevazione, effettuata dal nostro Ministero della Salute nell’ambito del programma strategico “Guadagnare salute. Rendere facili le scelte salutari” e presentata il 27 maggio scorso, fotografa alcuni aspetti dei nostri figli che non ci piacerebbe mai vedere: bulli, fumatori, dediti al gioco d’azzardo e dipendenti dalle nuove tecnologie. Ma ci sono anche dati positivi: diminuisce il consumo di alcol e il sovrappeso e aumenta l’attività fisica.

L’indagine 2014, svolta con il coordinamento scientifico dell’Università degli Studi di Torino, Padova e Siena, ha raccolto 63.148 questionari, con un campione rappresentativo a livello regionale per tutte le regioni italiane. Alla rilevazione 2014 hanno partecipato 3.317 classi distribuite in tutte le Regioni italiane. In questo modo è stato possibile raccogliere dati sulla salute e sui comportamenti a rischio da confrontare con quelli derivanti dalla rilevazione 2010, quando furono raccolti 77.113 questionari. Partendo dal quadro delineato, si legge sul sito del Ministero, «si può contribuire alla definizione di politiche ed interventi che indirizzino verso l’elaborazione di valori positivi e facilitino l’adozione di comportamenti orientati ad uno stile di vita sano».

Bullismo e gioco d’azzardo

Tra il 2010 e il 2014 è aumentato il numero dei ragazzi che dichiara di aver subito episodi di bullismo, in particolare si tratta di 11enni (maschi da 20,7% a 25,7% e femmine da 9,2% a 17,3%).

Riguardo al gioco d’azzardo, esplorato per la prima volta, emerge che circa il 60% dei 15enni maschi e il 22% delle femmine lo ha sperimentato almeno una volta nella vita. Se si considera solo l’ultimo mese prima dell’indagine, oltre il 30% dei ragazzi e quasi il 4% delle ragazze hanno giocato d’azzardo, con differenze nord-sud molto spiccate, con picchi che vanno dal 7% della provincia autonoma di Trento ad oltre il 44% della Campania. L’indagine evidenzia che quasi l’8% dei maschi è a rischio dipendenza mentre quasi il 2% è da considerarsi dipendente.

Fumo e consumo di alcol

In aumento rispetto al 2010 il fenomeno del fumo. Nel 2014 gli studenti 15enni che dichiarano di fumare tutti i giorni sono il 13,8% dei ragazzi e il 13,3% delle ragazze, mentre i valori sono più contenuti nelle altre fasce di età.

Ha fumato almeno una volta nella vita il 42% dei 15enni maschi e il 50% delle ragazze. Valori più bassi si rilevano tra i 13enni (19,7% le ragazze e 18,5% i ragazzi) e tra gli 11enni (3,7% i ragazzi e 2,5% le ragazze). La ricerca rileva che, a parte tra gli 11enni, le ragazze sperimentano il fumo più dei ragazzi e sono in aumento.

Passando alle bevande alcoliche, nel 2014 diminuisce per entrambi i sessi e in tutte le classi di età la percentuale di adolescenti che ne hanno consumate almeno una volta a settimana. Tuttavia, oltre il 15% degli studenti di 15 anni e oltre il 12% delle ragazze di 15 anni dichiarano di bere uno o più drink al giorno e si registra un aumento dei 15enni che dichiarano di essersi ubriacati almeno due volte nella vita (maschi da 16,7% a 20,1 %, femmine da 10,8% a 16%).

Attività fisica e sedentarietà

Rispetto al 2010 cresce il numero dei ragazzi che svolge attività fisica, un’ora di movimento più di tre giorni a settimana, in tutte le fasce di età. L’aumento è stato riscontrato soprattutto tra gli 11enni, in particolare maschi (ragazzi dal 47,6% al 57,3%, ragazze dal 35,3% al 42,3%).

Per quanto riguarda la sedentarietà, se l’abitudine di passare tre più al giorno davanti la tv sembra ormai tramontare, specie tra i 15enni, una nuova forma di dipendenza tiene incollati alle sedie i nostri ragazzi: aumenta infatti la percentuale di adolescenti che passano tre ore o più al giorno a giocare con il PC, lo smartphone o il tablet. L’aumento è più sensibile tra le ragazze, in particolare è raddoppiato tra le 11enni (da 8,7% a 16,5%).

Sovrappeso, obesità e comportamenti alimentari

I dati 2014 mostrano rispetto alla precedente rilevazione del 2010, una diminuzione della percentuale di ragazzi in sovrappeso in tutte le fasce di età, soprattutto tra gli 11enni (maschi dal 23,3% al 19 %, femmine dal 17,1% al 13,5%).

Anche per quanto riguarda l’obesità si osserva un lieve calo, più evidente nei 13enni (dal 4,5% al 3,3% nei maschi e dal 2,4% all’1,3% nelle femmine). Sono stati indagati anche alcuni aspetti delle abitudini alimentari che, se scorrette, possono aumentare il rischio di diverse patologie croniche oltre a favorire l’aumento di peso.

Dai dati è emerso che, seppure aumentati in entrambi i sessi e in tutte le età, i consumi di frutta e verdura restano sotto le soglie raccomandate e pochi ragazzi le mangiano. Il valore più alto (22,7%) si registra tra le ragazze di 15 anni. L’abitudine di saltare la prima colazione, invece, è in calo tra i 15enni, ma si ha un lieve peggioramento tra i 13enni e gli 11enni di entrambi i sessi.

In calo rispetto al 2010 il consumo di bevande zuccherate (5 o 6 giorni a settimana o più): i valori variano tra il 29,4% dei ragazzi 11enni al 20% delle ragazze 15enni.

Gli Italiani e il fumo, sono 11 milioni gli amanti delle bionde

Gli Italiani e il fumo, sono 11 milioni gli amanti delle bionde

(Articolo di Alessandro Nunziati tratto dal sito http://www.improntaunika.it/2015/05/gli-italiani-e-il-fumo-sono-11-milioni-gli-amanti-delle-bionde/ del 30 maggio 2015)

Gli italiani non rinunciano alle sigarette. Rimane praticamente invariato, infatti, il numero di fumatori rispetto al 2014: circa 10,9 milioni, il 20,8% della popolazione. “Il dato oramai consolidato – spiega il Prof. Walter Ricciardi, Commissario dell’ISS – è che la prevalenza di fumatori in Italia da 8 anni a questa parte rimane pressoché invariata, stupisce però che a fumare sia ancora uno sportivo su dieci, segno che dobbiamo ancora molto insistere sulla promozione dei corretti stili di vita soprattutto nei confronti dei giovani”. “La situazione di stallo – spiega Roberta Pacifici, Direttore dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’ISS – riguarda tutte le fasce di età. L’età media di questa popolazione rimane costante (44,7 anni) così come l’età in cui si accende la prima bionda (18 anni) e l’età media in cui si smette (42 anni). Questo significa che tanti giovani iniziano a fumare quanti adulti smettono, un chiaro segnale che le strategie di intervento sulla prevenzione nei giovani e di cessazione vanno ripensate”. Si conferma, nel 2015, una ulteriore diminuzione dell’uso della sigaretta elettronica. “Gli utilizzatori – spiega il Prof. Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri – sono passati dal 1,6% del 2014 all’1,1% del 2015 (nel 2013 erano il 4,2%)”” Sono questi i dati più significativi del Rapporto Annuale sul Fumo in Italia rilevati dall’indagine Doxa effettuata per conto dell’ISS in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Farmcologiche Mario Negri e presentati oggi in occasione del XVII Convegno “Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale””e in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco che quest’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dedica al tema del commercio illegale dei prodotti del tabacco . A tale proposito l’indagine rileva che sono il 16,8% degli intervistati ad aver visto almeno una volta nell’ultimo anno venditori ambulanti di sigarette in strada; la percentuale è maggiore nelle regioni del sud Italia. I fumatori in Italia sono 10,9 milioni, il 20,8% della popolazione: 6,3 milioni di uomini (il 25,1%) e 4,6 milioni di donne (16,9%). Gli ex fumatori sono 6,3 milioni (il 12,1%) 4,0 milioni di uomini e 2,3 milioni di donne. Si osserva quest’anno un lieve decremento della prevalenza di fumatori di entrambi i sessi: gli uomini passano dal 25,4% del 2014 al 25,1% del 2015, le donne dal 18,9% del 2014 al 16,9% del 2015. L’analisi della prevalenza del fumo di sigarette tra gli uomini e le donne di varie età mostra che la percentuale di fumatori è ancora superiore a quella delle fumatrici in tutte le fasce di età. Nella fascia di età compresa tra i 25 e 44 anni si registra la prevalenza maggiore di fumatori di entrambi i sessi (22,4% delle donne e 30,7% degli uomini). Il consumo medio di sigarette al giorno si conferma intorno alle 13 sigarette. Oltre il 75% di fumatori consuma più di 10 sigarette al giorno: tale valore è in lieve aumento rispetto al 2014. Soltanto il 16,7% dei fumatori consuma fino a 9 sigarette al giorno. Si inizia a fumare mediamente a 17,9 anni con un gap tra uomini e donne di circa due anni (17,0 anni gli uomini, 19,1 le donne). Circa il 73,0% dei fumatori ha iniziato a fumare tra i 15 e i 20 anni e il 12,9% anche prima dei 15 anni. La motivazione principale all’iniziazione al fumo di sigaretta rimane, costantemente nel tempo, l’influenza dei pari. Si smette di fumare mediamente a 42,4 anni in entrambi i sessi e principalmente per motivi di salute, ma anche per motivi economici (gli uomini) o a seguito di una gravidanza (le donne). (adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({}); Rispetto alla tipologia di prodotti del tabacco acquistati si osserva quest’anno una conferma della percentuale di fumatori che scelgono le sigarette fatte a mano (17,0% contro il 18,0 del 2014 ed il 9,6% del 2013). I principali consumatori sono i giovani maschi (fino a 25 anni). Un atleta su dieci, con una leggera prevalenza nelle donne, fuma. Questa la percentuale dei fumatori secondo i dati della Commissione per la Vigilanza e il Controllo (CVD), del Ministero della Salute e elaborati dall’ISS. Il dato è stato ottenuto dai controlli in atleti praticanti attività sportive non agonistiche e attività amatoriali giovanili anche agonistiche in diverse discipline e pratiche sportive. I risultati dei test antidoping relativi al monitoraggio della nicotina e dei suoi metaboliti sulle urine di 1511 atleti di diverse discipline, hanno rilevato che anche tra gli atleti ci sono fumatori anche se in percentuale meno elevata rispetto alla popolazione generale (11,0% tra gli atleti, 20.8% nella popolazione generale). In questa particolare popolazione non esiste la differenza di genere che riscontriamo nella popolazione generale anzi la prevalenza delle fumatrici (12,2%) è superiore a quella dei fumatori (10,6%). Differenze anche tra gli sport praticati: è soprattutto tra i calciatori amatoriali che si registra la percentuale più alta di fumatori, più del 30%; a seguire, la scherma e gli sport acquatici. Gli indicatori biochimici hanno rilevato che quasi il 70% degli atleti e delle atlete fumatrici fumano durante l’evento sportivo.. Si conferma, nel 2015, un’ulteriore diminuzione dell’uso della sigaretta elettronica: gli utilizzatori sono passati dall’ 1,6% del 2014 all’1,1% del 2015 (nel 2013 erano il 4,2%). Coloro che la usavano abitualmente nel 2013 erano circa 510 mila persone (l’1% della popolazione), circa 255 mila (lo 0,5%) nel 2014 e circa 350 mila persone (0,7%) nel 2015. I consumatori occasionali erano 1,6 milioni nel 2013 (il 3,2% della popolazione), circa 550 mila (l’1,1%) nel 2014 e 200 mila (lo 0,4%) nel 2015. Gli utilizzatori della e-cig hanno mediamente 45 anni e sono soprattutto uomini (63,2%). In aumento rispetto allo scorso anno la percentuale di utilizzatori ultra 65-enni (12,2%). La e-cig più utilizzata è quella contenente nicotina (60,8%) che viene acquistata soprattutto presso i rivenditori specializzati (61,1%). Tra gli utilizzatori della e-cig è aumentata quest’anno la percentuale di chi ha dichiarato di aver smesso di fumare le sigarette tradizionali (18,8% nel 2014, 30,1% nel 2015). Diminuisce invece anche quest’anno la percentuale di chi dichiara di aver ridotto leggermente o drasticamente il numero di sigarette fumate (41,8% nel 2014, 37,7% nel 2015). In aumento la percentuale di fumatori di e-cig che dichiara di non aver modificato le proprie abitudini tabagiche, aggiungendo quindi l’uso della e-cig allo stesso numero di sigarette tradizionali fumate (25,1% nel 2014 33,5% nel 2015). L’86,0% degli ex utilizzatori di sigaretta elettronica ne ha fatto uso al massimo per 6 mesi. Altri dati, forniti dall’industria delle e-cig, confermano la contrazione nell’utilizzo della sigaretta elettronica: i punti vendita specializzati sono passati da 3.000 nel 2013 a 1.200 nel 2014. Ai giovani, ed ai programmi di prevenzione e di cessazione più efficaci riconosciuti dalla letteratura internazionale, sono dedicate due revisioni Cochrane ed uno studio dell’Osservatorio Fumo Alcol e Droga dell’ISS nato dalla collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ed eseguito con il supporto dell’Ambulatorio di Prevenzione e Terapia del tabagismo dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma. Lo studio ha rivelato che gli interventi che hanno soltanto un approccio di tipo informativo (opuscoli, tutor, immagini) sono del tutto inefficaci. Programmi, invece, che lavorano sulla capacità di dire NO all’offerta di fumare e sulla capacità di prendere le distanze, sono quelli che più funzionano. La fase di valutazione a 9 mesi dal programma d’intervento, infatti, in una popolazione di 246 alunni di 12 classi di 2 Istituti Tecnici, ha mostrato che nel gruppo di controllo, sottoposto soltanto a incontri informativi, i fumatori sono aumentati dal 17 al 25%. Nel gruppo sperimentale, invece, sottoposto a interventi sulla gestione delle relazioni, sulla diminuzione dell’ansia sociale, sulla strutturazione di idee individuali e dei propri bisogni, i fumatori si sono dimezzati, passando dal 17 al 9%. L’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’ISS come tutti gli anni effettua il censimento dei Centri Antifumo del SSN dedicati alla cura del tabagismo e dei problemi fumo-correlati. Si rileva quest’anno un lieve aumento del numero dei Centri Antifumo attivi sul territorio nazionale (368 ad aprile 2015, 354 nel 2014) che hanno trattato nell’ultimo anno quasi 18.000 utenti. Nell’80% dei casi i centri antifumo hanno preso in carico fino a 100 pazienti/anno che giungono presso la struttura su iniziativa personale (80% dei casi). Il Rapporto dell’ISS rivela, tra gli altri dati, anche una forte impennata delle telefonate giunte al Telefono Verde contro il Fumo 800554088 dell’ISS, a seguito del suo inserimento tra le avvertenze supplementari sull’etichettatura dei prodotti del tabacco. Erano 500 le telefonate nel 2011, sono state 5.414 nel 2014. Hanno chiamato il telefono verde soprattutto fumatori di sesso maschile (3.477 utenti, 64,2% delle chiamate), del Sud Italia (42% delle chiamate). Si registrano in questo ultimo anno anche numerose chiamate di giovani di età inferiore ai 25 anni. La principale motivazione la richiesta di aiuto per smettere di fumare.

Nuove dipendenze, i genitori chiedono aiuto

Nuove dipendenze, i genitori chiedono aiuto

 

(Articolo di C.M. tratto dal sito http://www.larena.it/stories/2619_negrar/1187196_nuove_dipendenze_i_genitori_chiedono_aiuto/ del 28 maggio 2015)

 

L’esigenza di parlare di ciò è emersa da un centinaio di questionari distribuiti tra chi ha figli alle medie.

Vecchie e nuove droghe, bullismo e internet: sono i delicati temi al centro dell’incontro di oggi, alle 20.30, all’auditorium delle elementari di Negrar. Si rivolge a genitori, professori, educatori e adulti in genere. È organizzato dagli assessorati alla Cultura e ai Servizi sociali del Comune, dalla biblioteca, dall’associazione Nadia onlus e dalla Polizia di stato. All’incontro, a ingresso libero, interverranno: il poliziotto scrittore Gianpaolo Trevisi, direttore della Scuola di polizia di Peschiera del Garda; il responsabile del Settore Dipendenze dell’Ulss 22 di Bussolengo, Camillo Smacchia; il web specialist Loris Castagnini. Li introduce il presidente di Nadia onlus, Luciano Vanti.
L’amministrazione comunale, infatti, ha aderito alla campagna di sensibilizzazione sulle nuove dipendenze «Sceglia la libertà», promosso da Nadia onlus in molti comuni veronesi. «Nei mesi scorsi sono state distribuite agli studenti copie del “Decalogo per le famiglie sulle Nuove Dipendenze”, preparato dall’associazione con Trevisi e la polizia», spiega l’assessore alla Cultura, Camilla Coeli. «Il decalogo ha raggiunto già 13 mila studenti veronesi», fanno sapere da Nadia onlus. Tratta di droghe di ultima generazione, bullismo a scuola, in strada e sui social network, gioco d’azzardo e alcolismo, alcuni dei quali saranno messi a fuoco oggi.
Il tema della serata, in ogni caso, è stato scelto in base alle risposte emerse dal sondaggio effettuato tra i genitori con figli alle medie. Hanno risposto un centinaio di mamme e papà e, tra i problemi che più li preoccupano hanno indicato al primo posto «Giovani e droghe di ultima generazione»; quindi per «Navigazione in internet e protezione dei minori on line», «Bullismo e cyber bullismo», «Alcool e giovani» e «Ludopatia e gioco d’azzardo on line».
Tutti temi scottanti, che a Negrar sono stati affrontati anche nei mesi scorsi grazie al progetto «Bimbi in rete», promosso sempre dal Comune in stretta collaborazione con l’Associazione Genitori Negrar, e durante gli incontri contro la violenza sulle donne organizzati con il Telefono Rosa e altre associazioni. Molto partecipato, su questo fronte, l’appuntamento del 15 maggio in sala civica di villa Albertini, ad Arbizzano: una decina di psicologhe, psicoterapeute e assistenti sociali hanno parlato con il cuore in mano di relazioni sane e malate, di stereotipi e casi concreti, come pure di bullismo e pericolo di comportamenti violenti nei giovanissimi. «Dobbiamo e vogliamo favorire sempre più un clima di dialogo, approfondimento e aiuto su questi temi che riguardano relazioni ed educazione, toccando da vicino ragazzi e famiglie, donne e uomini», precisa l’assessore Coeli. Concludono i volontari di Nadia onlus: «Formare e prevenire comportamenti errati significa educare i giovani perché diventino adulti responsabili. Ma anche le famiglie devono trovare il coraggio di chiedere aiuto per trovare soluzioni».

Test contro l’alcolismo e mammografie

Test contro l’alcolismo e mammografie, più di tremila visite gratis nel villaggio della prevenzione dell’Asp

 

(Articolo tratto dal sito http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/05/14/foto/test_contro_l_alcolismo_e_mammografie_senza_ricetta_duemila_visite_gratis_a_piazza_verdi_nel_villaggio_della_prevenzione_de-114339349/1/#1 del 14 maggio 2015)

 

Ginnastica posturale e spinning, ma anche yoga acrobatico. Esami, visite specialistiche e sport nel “Villaggio della prevenzione” allestito dall’Azienda sanitaria provinciale, in Piazza Massimo, a Palermo. Dalle 9 alle 17 un flusso continuo di palermitani ha preso d’assalto gazebo e camper di “Asp in piazza”, manifestazione itinerante sulla prevenzione organizzata per portare la “sanità tra la gente”.
“Nelle precedenti 7 tappe – ha sottolineato il direttore generale, Antonio Candela – i nostri medici hanno diagnosticato due tumori alla mammella ed uno alla tiroide, mentre sono stati 35 i casi di diabete mai acclarati accertati in piazza. Nell’arco di dieci giorni, le donne alle quali era stato diagnosticato il tumore alla mammella sono state avviate ad un percorso di secondo livello con l’effettuazione della biopsia dopo 3 giorni e l’intervento chirurgico dopo 10 giorni”. A Piazza Massimo sono state 3.648 le prestazioni effettuate all’interno dei 18 gazebo ed a bordo dei 5 camper, tra cui uno ha ospitato un mammografo digitale di ultima generazione. “Per rispondere alle richieste di un grandissimo numero di utenti – ha spiegato Candela – abbiamo allestito due ambulatori di cardiologia ed altrettanti di dermatologia e di pneumologia. Tantissimi sono stati anche gli studenti degli Istituti superiori della città che si sono recati nel gazebo delle dipendenze patologiche per partecipare all’iniziativa sulla prevenzione dall’alcolismo”. Sono state, tra l’altro, 928 le prestazioni effettuate nell’ambito dello screening del diabete, mentre 139 le mammografie e 218 le ecografie alla tiroide. “Ho apprezzato la validità di una manifestazione che fornisce un reale servizio alla collettività – ha detto il vicepresidente dell’Ars, Giuseppe Lupo – è una manifestazione unica che, nell’interesse di tutti, deve proseguire il suo percorso”

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