A.C.A.T. Villafranca "Castel Scaligero"

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Archivio Categoria: Articoli di vario interesse

ALCOL, PREVENZIONE CON IL PROGETTO”BUONALANOTTE”

ALCOL, PREVENZIONE CON IL PROGETTO”BUONALANOTTE”

 

(Articolo tratto dal sito http://www.adnkronos.com/fatti/pa-informa/politica/2015/04/02/alcol-prevenzione-con-progetto-buonalanotte_43B3WoYEdXVKFUFTaTsG5I.html del 01 aprile 2015)

 

Per sensibilizzare sui rischi del guidare sotto gli effetti dell’alcol. Oltre 2.000 nel 2014 i ragazzi contattati nei locali. In crescita il livello di responsabilità dei giovani Sono 85, per un totale di 2.300 ragazzi contattati, gli interventi svolti nel 2014 dagli operatori di “Buonalanotte” per sensibilizzare i giovani sui rischi del mettersi alla guida sotto l’effetto di alcolici e sostanze psicoattive. Gli interventi hanno riguardato 24 luoghi della provincia modenese, in particolare nella città di Modena, dove si è registrato oltre l’80 per cento dei contatti, concentrandosi sulle discoteche (circa il 60 per cento dei contatti) ma senza trascurare fiere di piazza e nei luoghi aperti, feste della birra e pub. I dati sono stati illustrati dall’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Modena Giulio Guerzoni, in occasione della presentazione di “Il massimo è zero”, la campagna contro l’abuso di bevande alcoliche promossa per il mese di aprile dall’Ausl. “La buona notizia – commenta l’assessore Guerzoni – è che negli ultimi quattro anni il livello di responsabilità dei ragazzi è cresciuto: circa i tre quarti di quelli contattati nell’ambito del progetto sono infatti risultati consapevoli dei rischi e informati dei comportamenti corretti da tenere per evitare incidenti. Rimane circa un dieci per cento di ragazzi davvero a rischio e sono quelli sui quali dovremo concentrare maggiormente l’azione di informazione e prevenzione”. Come risulta dalla relazione sull’attuazione del progetto Buonalanotte, nel 2014 sono stati contattati complessivamente 2.301 giovani, per lo più maschi (80 per cento) tra i 20 e i 29 anni, 1.815 dei quali si sono sottoposti alla prova dell’etilometro. Circa il 90 per cento presentava livelli di alcol sopra lo zero e il 23 per cento aveva superato il grammo per litro di sangue (il limite di legge per la guida è di 0,5 grammi per litro). Dai dati emerge che, tra i giovani considerati, circa il 10 per cento era sobrio; il 28,4 per cento nei limiti di legge; il 29,4 per cento al di sopra dei limiti ma senza intenzione di guidare; il 19 per cento, con intenzione di guidare prima del test, una volta consapevole del proprio livello di alcol ha cambiato idea. Buonalanotte è stato avviato nel 1996 e da allora è attivo sul territorio comunale di Modena e su quello provinciale. Fa parte del coordinamento delle Unità di strada istituito dalla Regione Emilia-Romagna nel 2006 e rientra nel “Manifesto per la notte responsabile” sottoscritto da Comune di Modena, associazioni di categoria e Arci. Gli operatori, che fanno parte delle cooperative sociali Caleidos e Il Girasole, incontrano i ragazzi nei luoghi di aggregazione e divertimento e propongono loro di utilizzare l’etilometro; dopo il test illustrano i risultati e danno le informazioni appropriate in base al livello di alcol riscontrato, soffermandosi sui rischi connessi. Tutti i ragazzi che hanno un tasso alcolico al di sopra del limite di legge, vengono invitati a non mettersi alla guida, ad aspettare il tempo necessario a smaltire l’alcol o in alternativa a farsi riaccompagnare o a utilizzare un taxi.

Adolescenti bocciati in salute: sedentari e disinformati

Adolescenti bocciati in salute: sedentari e disinformati

 (Articolo tratto dal sito     http://www.bimbisaniebelli.it/bambino/12-16-anni/adolescenti-bocciati-in-salute-sedentari-e-disinformati-68425 del 26 marzo 2015)

Poco sport, scarsa educazione sessuale, dipendenze varie…il quadro sulla salute degli adolescenti italiani è sconfortante.

Non si tratta di “avercela sempre” con le nuove generazioni, ma il quadro generale sulla salute degli adolescenti italiani non è confortante. Infatti, i giovani studenti delle scuole superiori risultano sedentari, disinformati e dipendenti da alcol e stupefacenti.

I numeri del problema

In breve, i numeri che risultano allarmanti sono riferiti sia alla mancanza di sport sia alla disinformazione sessuale, oltre che all’utilizzo di sostanze stupefacenti. Nello specifico, in base a recenti indagini, ben 9 giovani su 10 sono vittime della sedentarietà (portatrice di sovrappeso, obesità e patologie come diabete e problemi cardiovascolari precoci); uno su tre poi non conosce i metodi contraccettivi né le malattie a trasmissione sessuale (l’Aids è in costante aumento nonostante faccia meno notizia rispetto a una decina di anni fa).

Un sito per i giovani

Monitorare la salute degli adolescenti è fondamentale per elaborare strategie efficaci volte al miglioramento del benessere sia individuale sia familiare, senza dimenticare il benessere sociale e la rimozione di comportamenti molesti o dannosi a carico della comunità (violenza causata da alcolismo o problemi di droga). Per monitorare al meglio lo stato di salute degli adolescenti è, quindi, nato il sito interattivo www.sballatidisalute.it, già online e realizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (O.N.DA) in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Questo sito è stato ideato e creato proprio per rivolgersi agli studenti delle scuole medie superiori.

Un progetto per veicolare lo stile di vita sano

Il sito e la costante osservazione del grado di benessere e di salute dei giovani italiani sono parte di un progetto molto ampio e ambizioso, volto a migliorare sensibilmente lo stile di vita degli adolescenti. Per esempio, grazie al sito, potranno essere veicolati i messaggi corretti su alimentazione sana (finalizzati non solo alla lotta all’obesità ma anche alla diminuzione di patologie quali anoressia e bulimia, ora molto diffuse anche tra i maschi), importanza dello sport, tipologie di droghe ed effetti della dipendenza sulla salute, informazioni su contraccettivi e malattie trasmissibili sessualmente. Il target da “raggiungere” è molto ambizioso: 7 milioni di giovani.

Un problema mondiale

La criticità sullo stato di salute e benessere dei più giovani è un problema globale, di dimensioni mondiali. Come spiega Francesca Merzagora, presidente O.N.Da, in tutto il mondo sono in costante aumento tra i giovani le malattie a trasmissione sessuale e l’utilizzo di sostanze stupefacenti. Tali informazioni allarmanti sono supportate anche dai dati provenienti dal sistema di sorveglianza del ministero della Salute (Okkio alla salute) che riferiscono di sedentarietà generalizzata e preoccupante nonché di costante aumento di coloro che ricorrono a sostanze stupefacenti e ad abuso di alcol.

Lo sapevi che?

Molto spesso i giovani, bypassano il confronto diretto con gli adulti, e vanno sul webper cercare risposte riguardo alcune tematiche “molto calde”: sesso, droga, obesità e disturbi alimentari, problemi psicologici e bullismo. Così facendo, però, reperiscono anche informazioni superficiali e scorrette.

Quando il fegato deve mettersi a dieta

Quando il fegato deve mettersi a dieta

 

(Articolo di Simona Regina tratto dal sito http://www.healthdesk.it/medicina/quando_il_fegato_deve_mettersi_a_dieta/1426005001 del 10 marzo 2015)

 

È una tipica malattia del benessere, figlia dell’abbondanza e degli eccessi a tavola. La steatosi epatica, conosciuta anche come fegato grasso, è causata da un accumulo di trigliceridi nelle cellule del fegato.

«A livello mondiale ne soffre il 25% della popolazione generale», spiega Claudio Tiribelli, professore di gastroenterologia all’Università di Trieste e direttore della Fondazione Italiana Fegato. «Non fanno eccezione i bambini, a causa dei sempre più frequenti scorretti stili di vita: mangiano troppo (e male) e si muovono poco». Sotto accusa, secondo l’epatologo, anche il consumo smodato di bevande ricche di fruttosio e merendine, «che sono ipercaloriche pur in volume molto piccolo».

«Alla base della malattia – aggiunge Tiribelli – ci sono una serie di fattori, quali per esempio l’obesità (specie viscerale) e la resistenza all’insulina, legati in parte alla genetica e in parte al comportamento alimentare e alla sedentarietà».

Non a caso l’indice di massa corporea è un buon predittore di incremento di grassi nelle cellule epatiche. «E l’obesità viscerale addominale, in altre parole un giro vita abbondante, è un campanello d’allarme che può far sospettare la malattia, di fatto asintomatica (in alcuni casi può causare affaticamento, debolezza e portare a un ingrossamento dell’organo)”.

Per la diagnosi si ricorre all’ecografia: e se il fegato risulta molto più brillante del normale significa che è sovraccarico di grasso.

Dieta e sport

La terapia della steatosi epatica si poggia innanzitutto su una corretta alimentazione e una regolare attività fisica (corsa, bicicletta, nuoto) per tenere sotto controllo il peso e ridurre la massa grassa corporea. «E nei casi in cui c’è una conclamata riduzione della sensibilità all’insulina – puntualizza Tiribelli – si ricorre anche a farmaci ipoglicemizzanti».

«In ogni caso, la prima cosa da fare è mettere al bando la sedentarietà e mettersi a dieta. Facendo attenzione alla quantità di quello che mettiamo nel piatto: è l’eccesso calorico, infatti, a creare problemi, non tanto la qualità di ciò che mangiamo».

 Verso nuove terapie

Intanto, si affacciano nuove ipotesi di trattamento. «Diversi studi hanno dimostrato le proprietà antiossidanti della silibina, un farmaco nutraceutico, e oggi sappiamo che lo stress ossidativo è alla base di varie patologie. Vogliamo quindi verificare se possa essere utile nel trattare la steatosi epatica non alcolica», spiega l’epatologo.

La Fondazione Italiana Fegato coordina infatti il progetto Silimet: uno studio nazionale che coinvolge 49 centri epatologici italiani, per capire se l’uso del nutraceutico, già da tempo usato per il trattamento di diverse malattie del fegato, possa essere efficace per eliminare o almeno ridurre i grassi in eccesso.

Dopo la definizione del protocollo sperimentale, il progetto è stato approvato a dicembre dai vari comitati etici ed è operativamente partito il 1 febbraio. Durerà fino al 31 dicembre 2015.

«Confronteremo due gruppi di pazienti», spiega il professore che dirige anche il Centro Studi Fegato in Area Science Park a Trieste. «Uno si sottoporrà a una dieta normocalorica, coniugata all’esercizio fisico, l’altro invece assumerà anche il farmaco. Così vogliamo verificare se il nutraceutico contribuisce a ridurre la steatosi».

Passione e impegno premiati in Gran Guardia

Passione e impegno premiati in Gran Guardia

 

(Articolo tratto dal sito    http://www.larena.it/stories/379_citta/1084385_passione_e_impegno_premiati_in_gran_guardia/ del 07 marzo 2015)

 

Vedi intervista trasmessa dal Tg cliccando sul sito http://www.larena.it/videos/1984_tg_sera/99782

 

 

Attestato di Riconoscimento a Nicoletta Ferrari - Dismappa

Attestato di Riconoscimento a Nicoletta Ferrari – Dismappa

 

«Ottomarzo. Femminile, plurale», la manifestazione promossa dall’assessorato alle Pari Opportunità del Comune in occasione della Giornata Internazionale per i diritti delle donne e per la pace internazionale, prevede per oggi dalle 10.30 alle 13 nelal sala convegni della Gran Guardia l’incontro «Storie di donne»: assegnazione di riconoscimenti a donne che si sono distinte per la loro forza, capacità e creatività. L’iniziativa intende dare rilievo e riconoscimento a quelle realtà femminili che contribuiscono positivamente allo sviluppo della comunità veronese. La manifestazione si apre con il saluto di Anna Leso, assessore alle Pari Opportunità, del prefetto Perla Stancari, di Anna Cinzia Bonfrisco, senatrice, Maria Grazia Bregoli, direttore della casa circondariale di Montorio. A seguire, testimonianze, esperienze, racconti delle donne, delle associazioni e delle imprese segnalate, che ricevono l’attestato di riconoscimento: Sara Granzotto di Microcosmo; Nicoletta Ferrari creatrice di Dismappa; Annamaria Molino responsabile dell’Unità Operativa di Senologia; Gruppo donne Galm- gruppo di animazione lesionati midollari; Terziario Donne Confcommercio, rappresentato da Roberta Girelli; Quid cooperativa sociale. Alle 12.15 si terra la presentazione del progetto Murales «Pane e Rose», direzione artistica di Marta Scipioni. A seguire il reading «Storie tra il qui e il là», direzione artistica Susanna Bissoli, coro di donne moldave; «Sulle note delle donne», canti di Samar Oukazi, Tamara Malinoskaja, Brigitte Atayi; danze dei gruppi Thapoda e Kajarare, a cura delle associazioni Casa di Ramìa, centro interculturale delle donne dell’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune. Conduce la giornalista Simonetta Chesini.
Sempre oggi alle 18 alla chiesa di Santa Maria della Scala, concerto d’organo promosso dall’Associazione Italiana di Cultura Classica e Centrum Latinitatis Europae: presenta Angiolina Martucci Lanza; organo: Paolo Baccianella; guida musicologica: Elena Knijnikova-Semenova.
Domani, domenica 8 marzo, l’Amministrazione comunale offre l’ingresso gratuito alle donne ai musei cittadini: Museo di Castelvecchio, Palazzo della Ragione-Gam-Torre dei Lamberti, Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, Museo di Storia Naturale, Museo Lapidario Maffeiano, Centro internazionale di fotografia Scavi Scaligeri e Casa di Giulietta. Dalle 10 alle 19 agli Scavi Scaligeri mostra fotografica «Tina Modotti. Retrospettiva».
Dalle 13 alle 17 all’Istituto Figlie di Gesù, in via San Cosimo 3, pranzo di condivisione e solidarietà con le donne dell’associazione Malve di Ucraina. promosso dall’associazione Dima onlus Contemporary Art. Info e prenotazioni: 340.2329206/3299762808. Alle 15 nella sala convegni della Gran Guardia l’incontro «Volti di donna tra stereotipi e realtà. Esperienze di integrazione di Donne marocchine nel Triveneto». Partecipano l’assessore Anna Leso, Marilinda Scarpa, dirigente Unità Operativa Flussi Migratori della Regione Veneto; rappresentanti della comunità marocchina, tra cui artiste, professioniste e imprenditrici. Si conclude con uno spazio creativo artistico e musicale. L’evento è promosso dal Consolato del Marocco a Verona, in collaborazione con l’Associazione dei Mediatori e Mediatrici Terra dei Popoli.
Alle 16 nella chiesa di San Domenico Savio, in via Umbria 24, «Donne che possano fornire esempi positivi alle giovani generazioni», incontro con Sara Amzil, promosso dal Consiglio Islamico di Verona. Dalle 18 alle 19 a Palazzo della Ragione «AperInTorre», aperitivo servito sulla terrazza della Torre dei Lamberti, promosso da Agec Eventi in collaborazione con Agec Ristorazione. Ingresso su prenotazione, 2 euro a persona per l’aperitivo. Prenotazioni e informazioni torreventi@agec.it. (dalle 11 alle 18 ingresso gratuito alle donne).

Violenza sulle donne: leggi regionali non bastano, serve impegno nazionale

Violenza sulle donne: leggi regionali non bastano, serve impegno nazionale

 

(Articolo di Elena Leoparco tratto dal sito http://www.helpconsumatori.it/diritti/violenza-sulle-donne-le-leggi-regionali-non-bastano-piu-serve-impegno-nazionale/92172 del 04 marzo 2015)

 

Sono 14 milioni gli atti di violenza (dallo schiaffo allo stupro) che si consumano contro le donne in un anno; quasi 1 milione le vittime. In media ogni 3 giorni una donna viene uccisa dal partner, dall’ex o da un familiare. Di tutte queste vittime, solo il 7,2% denuncia l’accaduto. Il resto rimane nell’ombra, in silenzio. Un silenzio che costa 17 miliardi di euro, l’equivalente di una strage in cui perdono la vita 11.000 persone: una parte di questo importo serve a coprire le spese di mantenimento e gestione dei servizi correlati al fenomeno (2,3miliardi) e la restante parte (14 miliardi) copre i costi della sofferenza umana.

Le cifre citate fanno parte di alcuni lavori di ricerca realizzati pochi anni fa da We World, Ong impegnata da anni nell’ambito della difesa dei diritti dei minori e delle donne. Oggi,nel corso di una conferenza aperta a istituzioni e rappresentanti della società civile, l’Organizzazione ha cercato di fare il punto sull’aspetto normativo che disciplina la violenza sulle donne, presentando i risultati di un’indagine comparativa sulle leggi regionali emanate nel corso degli anni dalle Amministrazioni locali.

Nonostante infatti nel nostro Paese non ci sia ancora una legge nazionale che affronti i vari aspetti del problema, dalla fine degli anni ’80 ad oggi, le regioni hanno svolto un efficace ruolo suppletivo cercando di garantire, nei limiti delle loro possibilità (anche economiche), prevenzione e assistenza sul tema. La ricerca evidenzia 3 fasi in cui possono essere classificati gli interventi legislativi (la prima dal 1989 al 1999, la seconda dal 2000 al 2013 e la terza dal 2014 ad oggi) e mette in risalto la naturale evoluzione che questi hanno subito anche a seguito dei dettami di livello internazionale sull’argomento (piattaforma di Pechino e Convenzione di Istanbul, ad esempio).

Si riscontrano analogie anche nell’impianto delle leggi stesse: la maggior parte ha una prima parte dedicata a principi e definizioni, poi si passa agli ambiti di intervento e infine agli strumenti di policy. Molte le best practice realizzate nel corso del tempo con rilevanti risultati.

“L’esistenza di questo articolato intervento legislativo, con il suo complesso di servizi regionali, comunali e del terzo settore, testimonia il bisogno quanto mai urgente di provvedere a mettere in atto una strategia nazionale d’intervento per contrastare la violenza sulle donne” dichiara il Presidente di We World, Marco Chiesara.”Non é ammisibile che in Italia ci sia ancora 1 persona su 5 che considera ammissibile l’insulto a sfondo sessuale rivolto ad una donna, né si può tollerare che 1 persona su 3 ritenga che non si debba parlare pubblicamente della violenza”, continua Chiesara e aggiunge “bisogna prendere atto che si tratta di un fenomeno trasversale che non riguarda solo le fasce piú povere dellas ocietà”. Attualmente, il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri sta per concludere il Piano nazionale Antiviolenza che, stando alla descrizione dell’Onorevole Giovanna Martelli, “agirà sulle questioni piú urgenti nell’ambito della prevenzione, della protezione e programmazione. E’ prevista la creazione di una banca dati nazionale sul fenomeno e conseguentemente la realizzazione di un osservatorio per monitorare le azioni svolte a livello locale”. “Ciò che é importante fare”, aggiunge Valeria Fedeli, Vice Presidente del Senato, “é riuscire a superare l’attuale frammentazione degli interventi e portare tutto nell’ambito di una strategia nazionale il piú possibile omogenea”.

Festa della donna, l’occasione giusta per uno screening

Festa della donna, l’occasione giusta per uno screening

 

(Articolo tratto dal sito http://www.healthdesk.it/cronache/festa_della_donna_loccasione_giusta_per_uno_screening/1425299400 del 02 marzo 2015)

                                               

Per la festa della donna, oltre a un mazzo di mimose e a una serata con le amiche, perchè non regalarsi anche una mammografia? L’invito arriva dalla rete Alliance Medical che, con il patrocinio di Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, nel weekend dell’8 marzo apre le porte dei propri centri diagnostici in Italia per offrire, a tariffe agevolate del 50%, una serie di esami fondamentali per la prevenzione al femminile.

Sono molte, infatti, le donne che non si sottopongono ai programmi di screening per problemi di tempo. Il mix di impegni lavorativi e familiari spesso determina una scarsa attenzione nei confronti del proprio stato di salute, comportando la mancata partecipazione alle iniziative di sorveglianza periodica. Il ritardo nella diagnosi di malattie neoplastiche come il tumore al seno o altamente invalidanti, come l’osteoporosi, ne diminuisce le possibilità di cura e guarigione.

Per andare incontro anche alle esigenze delle donne è nato il progetto Fiore Rosa, costituito da un programma con tre tipologie di analisi diagnostiche, a seconda delle fasce d’età: prevenzione senologica (mammografia ed ecografia mammaria); prevenzione senologica e osteoporosi per le donne con più di 50 anni (mammografia con ecografia mammaria, Moc per la valutazione della densità ossea ed esami ematochimici mirati); prevenzione osteoporosi per le donne con più di 50 anni (Moc per la valutazione della densità ossea ed esami ematochimici mirati).

Per effettuare gli esami diagnostici dal 6 all’8 marzo a tariffe scontate del 50% è necessario prenotare entro il 5 marzo. Per maggiori informazioni e l’elenco completo dei centri presso cui si svolgerà l’iniziativa, visitare il sito www.ondaosservatorio.it e il sito www.fiorerosa.it, telefonare allo 02/29015286 o scrivere a info@ondaosservatorio.it.

«I giovani e l’alcol, dipendenza sottovalutata»

«I giovani e l’alcol, dipendenza sottovalutata»

 

(Articolo  di Mario Modolo tratto dal sito http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2015/02/27/news/i-giovani-e-l-alcol-dipendenza-sottovalutata-1.10946032 del 27 febbraio 2015)

 

Due incontri in città, in regia l’associazione Erika Forever. Pasin: importante parlarne.

SACILE. Abuso dell’alcol tra i giovani: un problema anche in riva al Livenza. Se ne parlerà a marzo in due incontri organizzati a Sacile dall’Associazione Erika forever, dalla Casa del volontariato e dall’Acat del Livenza. L’appuntamento il 18 e 25 marzo, alle 20.30, nella sede della Casa del volontariato in via Ettoreo, con la partecipazione del dottor Paolo Cimarosti, di Sandra Polese, del presidente dell’Acat Fiorenzo Cian, di giovani volontari della Croce rossa. Presente, nella duplice veste di presidente dell’associazione Erika forever e della Casa del volontariato, Mara Pasin.

Perché questi due incontri?

«Devo dire che sono sinceramente preoccupata. I giovani mi stanno particolarmente a cuore. Da otto anni lotto per loro, per avere una casa del volontariato che non rimanga indifferente ai problemi della popolazione e specialmente dei giovani ai quali, ripeto, tengo tantissimo».

Cosa succede?

«Li osservo, e quello che vedo in loro è tanta solitudine, tristezza, una mancanza di stimoli. Spesso tutto questo viene mascherato da un abuso smisurato di alcol. Devo dire che bere tanto è diventato tra i giovani quasi la norma. Eppure l’alcol uccide esattamente come la droga».

Di fronte a questa situazione quale decisione ha maturato?

«Ho deciso che non posso rimanere indifferente al loro bisogno di aiuto. Per questo motivo, in collaborazione con l’Associazione che riunisce i club degli alcolisti in trattamento dell’area liventina, ho pensato di organizzare questi due incontri nella nostra sala riunioni per parlare con i giovani di questo problema»

Cosa si propone con questa iniziativa?

«Vorrei soprattutto capire perché la nostra società non riesce ad aiutare questi ragazzi e li lascia soli in balia di una moda assurda, mascherata sotto un’apparenza di normalità che tale non è».

La realtà in effetti è ben diversa…

«I fatti dicono in maniera evidente che l’alcol è la nuova moda che uccide i giovani d’oggi. A undici anni già si bene: un record, visto che negli altri paesi s’inizia a tredici anni. Bere per bere, a qualunque ora e senza limiti. L’alcol è usato per sballare, e i ragazzini si vantano spesso di sbornie incredibili. Molti di loro, inoltre, sono convinti di gestire il problema e l’idea della dipendenza non li sfiora. Anche perché sono terrorizzati di non far parte del gruppo, e bevono pure senza averne voglia».

Con quali conseguenze? «L’abuso di alcol tra i minori è una piaga sociale. La dipendenza, molto sottovalutata, ha infatti costi sociali enormi».

Cosa fare?

«A mio giudizio sarebbe importante chiedere agli adulti una maggior coerenza rispetto alle leggi, alla pubblicità, agli esempi in generale. Sentiamo e leggiamo tante parole ma non c’è nessun esempio, su larga scala, che tenga i giovani lontani dall’alcol, né ci sono stati sinora programmi di prevenzione. Insomma sembra che ancora non sia chiara l’emergenza che invece gli addetti ai lavori già segnalano da tempo».

Breve non è (sempre) meglio. Cade il dogma dei ricoveri lampo

Breve non è (sempre) meglio. Cade il dogma dei ricoveri lampo

 

(Articolo tratto dal sito  http://www.healthdesk.it/sanit/breve_non_sempre_meglio_cade_il_dogma_dei_ricoveri_lampo/1424732460 del 24 febbraio 2015)

 

                                              

Con i nuovi sistemi di retribuzione, gli ospedali per sopravvivere devono dimettere quanto più in fretta possibile i pazienti. Ma uno studio avverte: «Gli sforzi per ridurre la durata dei ricoveri sono associati a più alti tassi di mortalità dopo le dimissioni».
Un intervento chirurgico. Pochi giorni di osservazione, giusto il tempo di verificare che non ci siano complicanze immediate, e poi via, a casa. Per la gioia del paziente che può rientrare in un ambiente a lui più familiare e per quella dell’ospedale. Che, così, può ricoverare un nuovo malato, aprire una nuova cartella clinica e ricevere un nuovo rimborso dal servizio sanitario.È questo oggi il flusso di lavoro normale con cui si muovono gli ospedali. Almeno da quando, nel 2009, le loro prestazioni vengono retribuite non sulla base di quanto tempo dedicano a un paziente (e dunque alla durata del ricovero), ma sulla base di un tariffario connesso alla patologia del malato e all’intervento effettuato: i cosiddetti Drg(diagnosis-related groups) introdotti per dare un giusto valore al merito degli ospedali e per rimuovere a monte la tentazione di prolungare i ricoveri soltanto per accaparrarsi più danaro. I Drg, infatti, sono spietati. Il paziente entra in ospedale per un’appendicite? L’ospedale prende circa 2.500 euro con cui deve coprire i costi dell’assistenza e dell’intervento. Inutile fare i furbi: per ogni giorno di recupero in più del dovuto, il rimborso è di appena 200 euro. Ne arriva uno per un trapianto di polmone? Il rimborso è di oltre 70 mila euro. Ma se si sfora sui tempi di dimissione, ogni giornata aggiuntiva viene pagata appena 300 euro (per chi volesse leggere tutti i Drg qui il link al ministero della Salute).Facile prevedere che con un sistema così l’ospedale cercherà di dimettere più in fretta possibile.  E che la durata del ricovero rischi di trasformarsi addirittura in un’onta nei sistemi di valutazione degli ospedali. Tuttavia, avverte ora uno studio pubblicato sul British Medical Journal, meglio starci attenti: accorciare troppo il ricovero farà bene, sì, alle casse degli ospedali, ma di certo non ai pazienti.

Dieci giorni non bastano
Lo studio ha analizzato i dati di oltre 115 mila svedesi ricoverati per una frattura del femore tra il 2006 e il 2012. Un’eventualità tutt’altro che rara: la frattura del femore è infatti oggi la principale causa di disabilità negli anziani ed è associata a un aumento del rischio di morte. Il team ha quindi valutato la durata del ricovero, i tassi di mortalità e la necessità di un nuovo ricovero. Il primo dato balzato agli occhi dei ricercatori è stato il netto cambio di filosofia da parte degli ospedali in questo breve lasso di tempo: il sei anni la lunghezza dei ricoveri è scesa del 30 per cento passando da 14 giorni a 11. Ma, dato ancor più importante, i ricercatori hanno osservato che al ridursi della durata del ricovero aumentavano le probabilità di morte del paziente nei 30 giorni successivi alle dimissioni. In particolare, in questo caso, dieci giorni è sembrata la durata minima del ricovero per prevenire ogni rischio. «I nostri risultati suggeriscono che i continui sforzi per ridurre la durata dei ricoveri dopo interventi di chirurgia maggiore sono associati a più alti tassi di mortalità dopo le dimissioni», hanno concluso gli autori senza troppi giri di parole.

L’efficienza impossibile

Il problema è più serio di quanto possa apparire a prima vista. L’adozione dei Drg come sistema di remunerazione degli ospedali e la conseguente riduzione della durata dei ricoveri sono i cardini intorno ai quali si sta ridisegnando la sanità in Italia e all’estero. Un intervento indispensabile per continuare a garantire a tutti i livelli di salute del passato senza affondare i bilanci pubblici. «I servizi sanitari moderni sono vittime del loro stesso successo», hanno scritto in un editoriale di commento all’articolo Peter Cram e Raphael Philip Rush, docenti all’University of Toronto. «Il numero di anziani è più alto che in qualunque altra epoca. E, invecchiando la popolazione, aumentano i bisogni assistenziali. Così i costi stanno crescendo in proporzione». Dal momento che gli ospedali rappresentano un’importante voce di costo, proseguono i due esperti, «i ricoveri sono diventati un ovvio bersaglio degli sforzi per migliorare l’efficienza e ridurre i costi». Il problema è che «le dimissioni veloci non sono per forza un bene. Le dimissioni troppo frettolose sono associate a rischi come quello di un nuovo ricovero o di morte». La ragione è di facile comprensione: «La riduzione dei ricoveri fa sì che molte complicanze si verifichino dopo le dimissioni. Complicanze che sarebbero velocemente riconosciute e curate se il paziente fosse rimasto in ospedale». E che diventano ancor più pericolose quanto più il paziente è fragile dal punto di vista della salute e da quello sociale. «I sistemi sanitari in tutto il mondo sono alle prese con l’urgenza di fare meglio con meno», concludono i due esperti. Ma questo studio «ci dice che, per quanto riguarda la lunghezza dei ricoveri – almeno fino a una certa soglia – di più è meglio».

TEDx guarda oltre gli ostacoli. Parola a chi ha vinto la sfida

TEDx guarda oltre gli ostacoli. Parola a chi ha vinto la sfida

 

(Articolo tratto dal sito http://www.larena.it/stories/Home/1068933_tedx_guarda_oltre_gli_ostacoli_parola_a_chi_ha_vinto_la_sfida/?refresh_ce#scroll=363 del 24 febbraio 2015)

 

Maggiori dettagli ed informazioni dell’evento sul sito http://www.dismappa.it/tedxverona-2015-beyond-the-wall/

 

Tra i protagonisti Sofia Righetti, campionessa paralimpica di sci alpino, e Andrea Battistoni enfant prodige della musica.

 

Il muro non come ostacolo, ma come opportunità creativa. La seconda edizione di TEDxVerona, in programma il primo marzo in Gran Guardia, guarda «Beyond the Wall», oltre il muro: cerca, cioé, di dare stimoli alla città, portando nuove idee e contenuti, trasmettendo entusiasmo e creando relazioni. In questa direzione è andata anche la scelta dei dodici speaker che saliranno sul palco di TEDxVerona, iniziativa che si rifà alle conferenze Ted lanciate negli anni Ottanta in California. «Abbiamo individuato relatori che sono stati in grado di superare ostacoli nella scienza e nella tecnologia, ma anche nella vita e nella carriera professionale e che potranno essere d’ispirazione per il pubblico», spiega Desirée Zucchi, responsabile per la selezione degli speaker.

Cellulare e incidenti stradali: campagna #guardaavanti

Cellulare e incidenti stradali: campagna #guardaavanti

 

(Articolo tratto dal sito http://www.larena.it/stories/Italia/1068185_cellulare_e_incidenti_stradali_campagna_guardaavanti/ del 23 febbraio 2015)

 

ROMA. Parte lunedì prossimo da Torino il tour nelle scuole di #guardaavanti, il progetto promosso da Tim e Ducati, per la prevenzione degli incidenti stradali provocati dall’uso improprio del telefonino alla guida. L’iniziativa, che toccherà gli istituti di 20 città italiane, prende il via dal Centro di Formazione Professionale «Gabriele Capello».
Per sensibilizzare sul tema i ragazzi saranno utilizzate tecnologie d’avanguardia che integreranno esperienze fisiche e cognitive tradizionali per testare la percezione del rischio e la capacità di concentrazione alla guida. I ragazzi potranno sperimentare con l’ausilio di visori immersivi per la realtà virtuale a 360 i pericoli derivanti dalla distrazione dovuta all’uso di smartphone e, per misurare l’effettiva capacità a mantenere lo sguardo fisso sulla strada, verranno utilizzati totem dotati della tecnologia eye-tracking, capace di monitorare il movimento degli occhi di fronte ad una strada in scorrimento.
Ai partecipanti al laboratorio sarà affidato il compito di sensibilizzare sul tema amici e genitori anche attraverso il «challenge» di #guardaavanti che sui social, con il meccanismo virale di selfie e nomination, sta già coinvolgendo piloti della MotoGP, giornalisti sportivi e volti noti del mondo delle due ruote come Andrea Dovizioso, Andrea Iannone, Alex De Angelis, Carlo Pernat e Nico Cereghini.

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