A.C.A.T. Villafranca "Castel Scaligero"

  • Chi siamo
  • I nostri club
  • Appuntamenti / Vita sociale
  • Dove siamo / Contatti
  • Gallery
  • Biblioteca
  • ACAT
    • Foto e immagini
    • Appuntamenti
    • Interclub
  • Notizie
    • Alcolismo
    • Articoli di vario interesse
    • Appuntamenti / Vita sociale
    • Gioco d’azzardo

Archivio Categoria: Gioco d’azzardo

Le “scuse” dei ludopatici

Furti inventati, troppe carte prepagate, oggetti scomparsi. Ecco come individuare un malato d’azzardo

 

(Articolo di Giovanni Maria Bellu tratto dal sito http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/ludopatia-storie-buona-politica-circolare-beffa/ del 19 maggio 2016)

 

Le storie delle vittime della ludopatia si somigliano un po’ tutte. Spesso quando i familiari capiscono è troppo tardi. Servirebbe la buona politica ma è di pochi giorni fa la “circolare beffa”.

C’è la giovane e promettente atleta che, colpita da un infortunio, crede di potersi distrarre con i “Gratta e Vinci” ma rapidamente ne diventa schiava: in pochi mesi  brucia tutti i soldi dei premi  delle vittorie sportive, butta via anche il denaro messo da parte per l’università, mente ai genitori sostenendo di aver fatto un prestito a un amico. C’è la madre di famiglia che racconta del marito che improvvisamente comincia a essere vittima di strane  (e inventate) disavventure: dice di aver perso il borsello, subito un borseggio, prestato del denaro al solito amico insolvente. E cominciano a scomparire oggetti di valore, gioielli. Ma ancora non è niente, perché la storia (e il matrimonio) finiscono con la perdita della casa. C’è poi il brillante informatico che ha uno dei rarissimi autentici colpi di fortuna con le slot e crede di aver scoperto la formula vincente:  perde rapidamente tutto ciò che aveva vinto ma non si ferma, brucia nelle macchinette anche i soldi messi da parte per il dentista e comincia a inventare scuse sempre meno credibili per ottenere piccoli prestiti dai familiari e dagli amici, finché viene scoperto.

Si somigliano un po’ tutte le storie delle vittime della ludopatia.

E’ sempre individuabile il momento in cui il gioco diventa vizio e il vizio diventa  una dipendenza non diversa da quella dei consumatori di eroina. E’ il momento in cui si creano le premesse per la rovina economica. Che non è nemmeno  la sorte peggiore. Perché a volte, quando le bugie non bastano più, per recuperare il denaro c’è chi passa al crimine.

Chi è riuscito a uscirne

Le storie che si conoscono sono quelle di chi è riuscito a sconfiggere la dipendenza ed è nelle condizioni di raccontare il momento della consapevolezza. Che  coincide col momento in cui i familiari finalmente capiscono.  Troppo tardi, purtroppo. Perché la casa è andata perduta, i debiti con le banche e le finanziarie hanno raggiunto cifre elevatissime. Il disastro si è compiuto. Con la terapia si riesce a superare la dipendenza, ma la situazione economica è compromessa.

Eppure esistono tecniche e strumenti per capire se una persona è entrata nel tunnel.

E per fermarla prima che si spinga troppo avanti. Tanto che un istituto bancario – la Bper, Banca popolare dell’Emilia Romagna – ha elaborato un vademecum per i familiari delle vittime di ludopatia. Si tratta di un “manuale pratico” che dà indicazioni su come individuare per tempo l’insorgere della dipendenza. Il ludopatico, infatti, non si limite a inventare menzogne, a simulare furti, a presentarsi come vittime di inesistenti truffe, ma quando ha un conto in banca lo prosciuga in silenzio. E per evitare che la cosa venga scoperta, fa in modo che i documenti bancari non vengano più spediti a casa, dove il coniuge potrebbe vederli, ma a un indirizzo diverso come quello dell’ufficio o dell’abitazione di un amico. Ecco, l’interruzione brusca dell’arrivo delle lettere dalla banca è un primo campanello d’allarme. Così come il crescere degli anticipi di contante con la carta di credito. Oltre che l’emissione di assegni intestati a tabaccherie o l’acquisto di carte prepagate.

Il vademecum

Nel presentare il vademecum, Eugenio Garavini, vice direttore generale vicario di Bper, ha sottolineato che i familiari dispongono di strumenti d’intervento immediato. Si può, per esempio, segnalare lo stato di disagio alla banca chiedendo che al ludopatico non vengano più consegnati i libretti degli assegni. Nel caso in cui il conto sia cointestato, il coniuge – non appena comincia ad avere dei sospetti – può chiedere alla banca che gli venga inviata personalmente la copia dell’estratto. Altra precauzione da adottare, se si ha una cassetta di sicurezza, è verificare immediatamente se sono stati prelevati oggetti di valore.  Ci sono poi azioni che possono essere fatte anche nelle fasi più avanzate, quando la ludopatia è stata riconosciuta e certificata. Per esempio chiedere al giudice tutelare la nomina di un amministratore di sostegno.

Ma è chiaro che tutti i buoni consigli di questo vademecum (che è scaricabile dal sito di Bper banca) possono consentire di attenuare i danni, ma non risolvono il problema. Molto possono fare le banche che, come ha tenuto a sottolineare Garavini, “non sono tutte uguali”. La Bper, per esempio,  emette delle carte di credito che non sono abilitate a effettuare pagamenti per i giochi on line. E fin da tre anni fa ha emesso una circolare per sensibilizzare il personale.

Ma non basta ancora.

Il fenomeno ha raggiunto una tale dimensione sociale   (i giocatori ad alto rischio sarebbero circa un milione e quelli patologici più di 250mila) che è indispensabile un “intervento di rete” , come ha sottolineato don Armando Zappolini, promotore della campagna “Mettiamoci in gioco”. Un intervento che coinvolga “la buona politica, il mondo delle associazioni e quello delle imprese”. Quanto alla “buona politica”, purtroppo, le cose non vanno per il meglio. E’ di pochi giorni fa la notizia della “circolare beffa” del l’Agenzia delle dogane che determinerà un ulteriore aumento delle slot machine presenti in Italia.

Vittime del gioco

Vittime del gioco d’azzardo, l’86% sono uomini

 

(Articolo di Margherita Terasso tratto dal sito http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/05/17/news/vittime-del-gioco-d-azzardo-l-86-sono-uomini-1.13495026 del 17 maggio 2016)

 

Hanno un’eta media di 55 anni. Presentati i risultati delle terapie di gruppo del Centro di Campoformido.

Oltre 180 persone (tra giocatori e loro familiari) coinvolte, dieci gruppi di terapia “attivi”, dalle 600 alle 1.000 sedute per ogni gruppo. Dopo anni di attività, il metodo proposto dal Centro di Campoformido per curare i malati d’azzardo, si è decisamente consolidato. Una struttura forte, guidata dallo psicoterapeuta Rolando De Luca, che ha dato risultati interessanti.

Nella sala consiliare del Comune di Campoformido, è stata presentata «la ricerca sulla terapia di gruppo con giocatori d’azzardo e familiari: risultato a tre anni di trattamento», convegno organizzato da Agita, l’associazione degli ex giocatori d’azzardo e delle loro famiglie, in collaborazione con la Caritas diocesana e la Consulta nazionale antiusura. È stata l’occasione per mostrare al pubblico molti dei risultati della terapia proposta a Campoformido.

Dopo i saluti del sindaco Monica Bertolini, quelli di Adriano Valvasori, presidente dell’Agita e quelli “telefonici” di Maurizio Fiasco, presidente Alea, lo psicoterapeuta ha illustrato la relazione sui 18 anni di lavoro. «Lo Stato, che prima promuove l’azzardo e poi fa finta di occuparsene, incassa 90 miliardi di euro tramite il gioco: è possibile vivere questa contraddizione – accusa –? Noi vogliamo risolvere un malessere interiore, di cui l’azzardo è solo la punta dell’iceberg». Con una terapia di gruppo – in cui è fondamentale la presenza di un familiare – rinascere è possibile: «È un lavoro lungo, perché non è sufficiente eliminare il gioco, bisogna far emergere quello che si nasconde dietro, arrivando ad un cambiamento profondo».

Alcuni dati. L’86 % dei giocatori in terapia sono uomini e il 14 % donne. Queste ultime hanno un’età media di 55 anni, «più alta di quella dei giocatori maschi, che è di 47 anni – spiega De Luca – in molti casi esse giungono al Centro da sole, senza il supporto dei familiari, e in condizioni critiche: è difficile riuscire a portare a termine la terapia, in questi casi». Si gioca alle new slot (33%), ma non mancano i frequentatori di casinò (21%) e gli appassionati di grattaevinci e lotto (14 e 10%).

Per quanto riguarda i risultati terapeutici, il 92% dei giocatori che partecipano alla terapia non gioca più e il restante 8%, pur frequentando ancora il Centro, gioca anche se in modo limitato. Le ricadute? «Normali durante il percorso, un problema al di fuori: significano ricaduta nel sintomo». Ultimo dato, ma non meno importante, l’indice di disoccupazione tra i partecipanti: del 2%.

L’incontro, moderato dal caporedattore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini, è proseguito poi con l’intervento di Gianni Savron, medico e psicoterapeuta, che ha presentato «la ricerca sperimentale sulla terapia di gruppo con giocatori d’azzardo e familiari: risultati a tre anni di trattamento a Campoformido».

Subito dopo è stato il turno di Rodolfo Picciulin, psicologo e psicoterapeuta dell’associazione di ricerca clinica nel campo della Psicoanalisi Applicata di Gorizia, che ha discusso della «verifica dei risultati di una psicoterapia di gruppo a lungo termine»

Film sul gioco d’azzardo

Una nobile causa

 

(Articolo di Giada Frisoni tratto dal sito http://www.cinematographe.it/75196/recensioni/una-nobile-causa-recensione.html del 15 maggio 2016)

 

Una nobile causa è il film di Emilio Bruguglio in uscita nelle sale il 24 maggio 2016 prodotto da Running TV International, tra gli attori del cast Giorgio Careccia, Rossella Infanti, Roberto Citran e Antonio Catania. Il tema del gioco d’azzardo raccontato attraverso lo stile della commedia: una storia dentro l’altra per aiutare Gloria e la sua famiglia ad affrontare il problema dell’irrefrenabile impulso a giocare alle slot machine. Decisi ad affrontare seriamente la questione con uno psicologo in seguito ad una grande vincita di Gloria, tutta la famiglia si ritrova nello studio del dottor Aloisi: in quello studio viene raccontata la storia del Marchesino Alvise Fantin, figlio di una prestigiosa famiglia e appassionato giocatore d’azzardo. Dopo aver truffato un signore rubandogli i soldi in banca viene costretto dalla madre a lavorare proprio per Tania, figlia di colui che ha derubato, come aiutante pescivendolo: Alvise impara a lavorare, a guadagnarsi la simpatia dei clienti e ha smettere di giocare. Giorno dopo giorno si invaghisce di Tania, che dapprima sospettosa poi si lascia coinvolgere dall’amore di Alvise. Queste due storie si intrecciano coinvolgendo tutti i protagonisti a chiedersi se l’amore può davvero salvare le persone dalla folle spirale del gioco, portando poi ad una svolta inaspettata della storia dove tutti sono pedine di una partita a cui non sapevano di partecipare.

Dopo la presentazione nello spazio Regione Veneto alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2015, Una nobile causa esce nelle sale con lo scopo di sensibilizzare le persone sulla ludopatia: una malattia molto diffusa e spesso sottovalutata per la sua apparente maschera di passatempo, che superata la linea dell’occasionalità si trasforma in un vero e proprio circolo dell’inferno.

Lo spirito comico che alleggerisce ma non può nascondere il dramma di chi soffre questa patologia e soprattutto per chi lo circonda.

Un film che sfida il panorama italiano con un tema ambizioso; la regia di Emilio Briguglio convince per l’efficacia e il ritmo ma è solo grazie ai punti di svolta della sceneggiatura che il lungometraggio merita una valutazione positiva. Un cast che conquista un sorriso ma non coinvolge lo spettatore nella storia, i legami tra i personaggi non hanno la possibilità di evolversi e di conseguenza non riescono a mostrarsi agli occhi del pubblico.

Le musiche si mescolano piacevolmente tra le luci e i cambi di scena. L’occhio è affascinato dalle meravigliose location, ville e luoghi della provincia di Padova che si fanno ammirare nella loro storica imponenza. Un lavoro che nel suo ambizioso scopo fa di tutto per rendere il boccone amaro del gioco d’azzardo più dolce ma si perde nelle sue stesse crepe lasciando solo la consapevolezza che il gioco, oltre al poker e alle slot, può attuarsi anche nella vita reale usando le persone come carte. La favola non esiste e l’amore non basta per guarire, forse aiuta ma non lo rende immune agli infiniti giochetti di cui è capace chi entra in questo tunnel. Quello che ci lascia il film è una sola realtà: siamo tutti vittime di un gioco a cui non sappiamo di partecipare.

Campagna “Facciamo girare la voce”

Azzardo e minori, la campagna “facciamo girare la voce” raggiunge 250 mila persone

 

(Articolo di Eugenio Terrani tratto dal sito http://sociale.corriere.it/azzardo-e-minori-la-campagna-facciamo-girare-la-voce-raggiunge-250-mila-persone/ del 23 aprile 2016)

 

ROMA – In Italia esiste una legge che vieta il gioco ai minori di diciotto anni. Un veto che di solito si legge in bella evidenza a fianco di slot e all’ingresso dei punti scommesse, reali o virtuali che siano. Eppure i minorenni giocano. Anche se non potrebbero. Si inseriscono così in un settore che, solo on-line, cresce del 13% e che secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano vale ben 821 milioni (solo da mobile la quota delle giocate ammonta a 155 milioni).

Un contesto difficile che la campagna di prevenzione “Facciamo girare la voce” ha cercato di arginare. In tre mesi di attività, da novembre a febbraio, la campagna ha organizzato 12 tappe coinvolgendo 15 Regioni e 24 città. Ma soprattutto, dal 2011 a oggi, è riuscita a sensibilizzare direttamente 150 mila persone. Cifra che sale a 250 mila se si considera l’attività svolta dai volontari dal Movimento italiano genitori (Moige) – promotore insieme a Lottomatica e Fit (Federazione italiana tabaccai) – nelle 129 giornate informative.

«Ogni tappa del tour – spiegano i promotori – ha toccato due città nello stesso fine settimana, con la presenza di personale specializzato che all’interno dei due centri commerciali ha distribuito materiale informativo e coinvolto i visitatori grazie alla possibilità di effettuare, attraverso computer a disposizione del pubblico, un corso di e-learning con specifiche sessioni dedicate alla legge, ai campanelli d’allarme e ai consigli pratici per i genitori».

 

Esposto contro gestori Slot

Asso-consum contro i gestori delle Slot: parte esposto a Guardia di Finanza

 

(Articolo tratto dal sito http://www.helpconsumatori.it/servizi/fisco/asso-consum-contro-i-gestori-delle-slot-parte-esposto-a-guardia-di-finanza/104561 del 22 aprile 2016)

 

Un buco di 160 milioni di euro nelle casse dello Stato registrato per la tassa dovuta dai gestori e concessionari delle slot. L’Asso-consum, associazione per la difesa dei consumatori degli utenti e dei cittadini, ha inviato a questo proposito un esposto alla Guardia di Finanza.

Ai 13 concessionari, e ai quattromila gestori sparsi per tutta Italia spettava infatti, secondo quanto stabilito dalla Legge di Stabilità del 2015, il pagamento di una tassa che avrebbe dovuto raccogliere un ammontare di 500 milioni di euro da saldare entro ottobre dello scorso anno. Ad oggi mancano all’appello appunto 160 milioni.

L’associazione chiede, dunque, che siano avviate delle indagini che mettano in luce l’entità del danno all’Erario determinata da tale evasione e di prendere una precisa e forte posizione contro i trasgressori. “È necessario”, scrive il presidente Aldo Perrotta in una nota, “che qualcosa cambi in quanto i gestori e i concessionari evasori troveranno, presumibilmente, un accordo con Equitalia pagando solo il 20% di quanto spetta loro. Cosa che risulterebbe ingiusta alla luce del fatto che i cittadini ricevono pignoramenti e fermi amministrati per evasioni di qualche migliaia di euro. Lo Stato risulta forte con i deboli e debole con i forti”.

Uno su due gioca

Gioco d’azzardo, malato un italiano su due

 

(Articolo di Francesca Mariani tratto dal sito http://www.iltempo.it/cronache/2016/04/11/gioco-d-azzardo-malato-un-italiano-su-due-1.1528183 del 11 aprile 2016)

 

Come una droga per 900mila persone. La spesa complessiva è di 17,5 miliardi.

 

In Italia un giocatore su due è «malato» di gioco d’azzardo. Un fenomeno dilagante, una vera e propria patologia che ha dei costi spaventosi: ogni cittadino, infatti, spende mediamente non meno di 633 euro all’anno e ogni nucleo familiare composto da quattro persone perde annualmente circa 2.533 euro. Con un volume d’affari di 450 miliardi di euro, il gioco d’azzardo legalizzato s’inserisce di diritto nel gotha delle superpotenze economiche del momento.

Ed è proprio l’Italia uno dei paesi leader del settore, grazie ai suoi 84,4 miliardi di euro di fatturato annuale – il 20% del volume di affari nel mondo – con una spesa effettiva di 17,5 miliardi di euro. Ma chi è e come si comporta il giocatore d’azzardo? «Se prima si pensava che il giocatore medio fosse di sesso maschile, di scarsa cultura e intorno alla quarantina, adesso si è visto che non è necessariamente così. Si tratta infatti di un fenomeno che prende tutti in modo assolutamente “democratico”, che colpisce cioè trasversalmente giovani, adulti e anziani, uomini e donne. Insomma la tipologia è estremamente differenziata». A dirlo è il dottor Michele Sforza, psichiatra e psicoanalista e attualmente direttore del Centro Cestep presso la Casa di Cura Le Betulle, che ha celebrato il 50° anniversario della sua fondazione alla presenza di numerosi ospiti tra cui medici, figure istituzionali e del mondo accademico.

La struttura, ideata e costruita dal prof. Augusto Guida coadiuvato da un gruppo di medici psichiatri, nacque con un indirizzo neuro-psichiatrico aperto a tutte le patologie della psiche e si propose come alternativa alle strutture psichiatriche del tempo. Tale rilevanza storica è stata recentemente confermata con il suo inserimento, insieme a poche altre strutture ospedaliere, nell’Archivio Storico della Psicologia Italiana (ASPI).

Due in particolare le manifestazioni della patologia del giocatore d’azzardo: l’abuso e la dipendenza, quest’ultima chiamata anche addiction. «Ciò che caratterizza la dipendenza è il pensiero continuo al gioco. E dando continuità a questo comportamento si trascura tutto: i rapporti sociali e familiari, e quelli affettivi oltre alla perdita totale di interessi – continua l’esperto – È erroneo pensare che il giocatore giochi esclusivamente per denaro. In realtà il suo comportamento è determinate soprattutto dalle sensazioni gratificanti che prova e che sono determinate dal rilascio di dopamine in alcune aree del cervello. I giocatori dipendenti lo sanno e dicono: «io gioco per l’adrenalina», cioè per le sensazioni eccitanti prodotte causate dal gioco. «In alcune persone particolarmente predisposte queste sensazioni gradevoli inducono alla ripetitività delle loro azioni, facendo così perdere totalmente il controllo». In Italia la percentuale di giocatori d’azzardo problematici va dall’1,5% al 3,8%, cui si aggiunge un altro 2,2% di giocatori d’azzardo patologici. Ma quanto sono cambiate le tipologie di gioco? «Il cambiamento è stato sicuramente evidente. Se prima c’era il SuperEnalotto, adesso si preferiscono giochi più rapidi, capaci di dare un risultato istantaneo, cosa che attrae sensibilmente il giocatore», continua il dottor Sforza. Basti pensare che in Italia il settore del gioco è dominato dalle slot machine, una delle categorie di gioco più diffuse (ben il 56%): un segnale evidente di come siano cambiate le tendenze del giocatore medio, attratto da modalità più semplici, intuitive e rapide. Ma la cura di questa patologia presenta ancora dei limiti o il progresso scientifico permette di risolvere, almeno parzialmente, il problema? «La malattia non può essere completamente guarita – conclude il dottor Sforza – ma può essere certamente curata per permettere alla persona e alla sua famiglia di ricominciare ad avere una vita serena. La cura è importante, trattandosi di un fenomeno così complesso. Questo tipo di dipendenza, così come le altre dipendenze, richiede trattamenti complessi e tempi lunghi». Motivazione e psicoterapie familiari sono elementi indispensabili per la terapia. «Il compito dell’esperto è quello di motivare il paziente per poi ingaggiarlo in un programma terapeutico, all’interno del quale ci sono strumenti psicoterapici, fra cui, importantissime, le psicoterapie familiari e di gruppo. Il gruppo, a mio parere, è la terapia regina. Sappiamo infatti che coloro che si sottopongono a terapie di gruppo hanno esiti nettamente migliori rispetto ad altri interventi».

Nuove dipendenze dei giovani

Gioco d’azzardo e abuso di tranquillanti: le nuove dipendenze dei giovani

 

(Articolo tratto dal sito http://www.bsnews.it/notizia/45533/09-04-2016-Gioco-dazzardo-e-abuso-di-tranquillanti-le-nuove-dipendenze-dei-giovani- del 10 aprile 2016)

 

Il gioco d’azzardo diventa dipendenza anche tra i più giovani, oltre alle droghe e all’alcol. A confermarlo uno studio condotto dal Calabrone su incarico del Comune di Brescia nell’ambito del progetto «Principio Attivo». Il campione analizzato era composto da 423 ragazzi e ragazze tra i 18 e i 19 anni di otto istituti superiori bresciani.

In ambito droghe è emerso che c’è una relazione diretta tra  consumo di stupefacenti in ambito familiare e abuso da parte ragazzi. Inoltre metà del campione, almeno una volta, ha fatto uso di cannabis, mentre contenuto è il consumo di ecstasy e cocaina (intorno al 4%).

Sul fronte alcol il 14% del campione ammette di essersi ubriacato 1 o 2 volte nell’ultimo mese e va crescendo la pratica del «binge drinking», cioè bere grandi quantità di alcol in poco tempo.

Altro fattore preoccupante è il gioco d’azzardo: diffuso tra i maschi, la metà lo ha sperimentato almeno una volta nell’ultimo mese. Tra le giovani, invece, è l’abuso di tranquillanti, presi senza ricetta, a essere preponderante e l’autolesionismo, che riguarda rispettivamente il 14,9% e il 13,9% del campione.

Scuola Territoriale 2° Modulo 2016 – Acat Villafranca Castel Scaligero

Scuola Territoriale 2° Modulo

 

Acat Villafranca Castel Scaligero

organizza

 

I giorni 12 aprile, 19 aprile e 26 aprile 2016, presso la Sede ACAT, in Via Fantoni 1 – Villafranca (Vr), alle ore 20,45, si svolgerà la “Scuola Territoriale di 2° Modulo”.

Il tema della SAT 2° Modulo sarà:

Il gioco d’azzardo

 

 

La Scuola si svolgerà nelle seguenti date:

  • 12 aprile 2016 –  Club Lugagnano e Sommacampagna
  • 19 aprile 2016 –  Club Villafranca 503 e Valeggio sul Mincio
  • 26 aprile 2016 – Club Vigasio – Povegliano/Dossobuono e Villafranca 451

 

Relatore delle serate: Dott. Roberto Dalla Chiara

Giovani e gioco d’azzardo

Cresce il numero di giovani italiani avvelenati dall’azzardo

 

(Articolo di Roberta Lunghini – 29.03.2016 tratto dal sito http://www.west-info.eu/it/cresce-il-numero-di-giovani-italiani-avvelenati-dallazzardo/?utm_source=La+Newsletter+di+West&utm_campaign=42aea47d18-Newsletter_West_ITA&utm_medium=email&utm_term=0_862d4a4c9f-42aea47d18-284329457 del 29 marzo 2016)

 

Cresce, in Italia, il numero degli studenti che giocano d’azzardo. Sono circa 1 milione quelli che riferiscono di aver scommesso somme di denaro almeno una volta negli ultimi dodici mesi. E dal 2014 al 2015 la loro percentuale è salita dal 39% al 42%, con un 7% che riferisce di giocare 4 o più volte alla settimana. Un aumento che risulta essere generalizzato per tutte le fasce d’età, in quasi tutte le aree geografiche e per entrambi i sessi. Tuttavia il tasso più alto resta quello fra i maschi: 51% contro 32% delle femmine. Mentre, l’incremento maggiore è quello di 4 punti percentuali registrato fra le ragazze di 16-17 anni: dal 27% al 31%. Sono alcuni dei dati dello studio Espad®Italia sui comportamenti a rischio tra gli adolescenti, diffusi dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche).

Solidarietà no-slot

Quei gesti da premiare

 

(Articolo tratto dal sito http://www.ilrestodelcarlino.it/ancona/gioco-azzardo-slot-machine-1.2014636 del 28 marzo 2016)

 

Ancona, 28 marzo 2016 – Sembrava una ragazzata e, invece, ha portato alla luce uno di quei casi che spesso facciamo finta di non vedere: un ragazzo diciannovenne che gioca e perde 6mila euro alle slot machine. Tutti soldi ricevuti dagli studenti della sua stessa scuola per festeggiare i cento giorni agli esami di maturità. Una vicenda agghiacciante che riporta alla luce la drammaticità del mondo del gioco d’azzardo, una dipendenza che forse colpisce più della droga. E fa ancora più male se si pensa che la vita di un ragazzo appena maggiorenne possa rovinarsi in questo modo. Una vicenda triste ma che deve far riflettere. In un mondo dove i giovani hanno difficoltà a trovare lavoro, dove i loro sogni spesso vengono mortificati, è necessario intervenire per evitare che trovino ‘sollievo’ in quello che invece potrà essere la loro fine. E allora ci piace rimarcare il gesto di un barista, di vecchio stampo, anche lui padre, che dopo aver visto rovinarsi con le proprie mani tante persone ha deciso di staccare la spina a queste «macchinette» che nel suo locale non si trovano più. Un messaggio che, nel giorno di Pasqua, ci sentiamo di condividere.

Pagina successiva »

Prossimi eventi

Non ci sono eventi in arrivo al momento.

Visite Totali Sito

| _ |

CyberChimps WordPress Themes

CyberChimps ©2023
Il sito ACAT CastelScaligero utilizza cookie tecnici per una migliore navigazioneOk